Collaborazioni palla dentro. Da Biella a Pistoia

Coach Michele Carrea espone i concetti essenziali per giocare con il post basso illustrando il suo gioco "Pollice Basso" usato dal Pistoia Basket.
Collaborazioni palla dentro. Da Biella a Pistoia

Una piccola introduzione necessaria per spiegare il titolo. Non reputo ovviamente che i modi virtuosi di collaborare con il post siano condizionati da latitudine e longitudine di dove alleniamo, ma certamente sono condizionati dai nostri interpreti, dalle capacità individuali e di squadra.

Procedo con alcuni esempi generali:

  1. La qualità dei nostri giocatori nel chiudere vantaggi spalle a canestro ci condizionerà nel decidere se privilegiare la pericolosità dei movimenti senza palla, o la necessità di lasciare l'area il più pulita possibile.
  2. La qualità dei nostri giocatori di passare la palla da situazione di post basso, ci condizionerà nel decidere quanto peso dare alla costruzione di vantaggi lontano dalla palla. Per esemplificare, non costruirò un articolato sistema di blocchi, riccioli e tagli se non ho un giocatore capace di vedere quel vantaggio e farci arrivare il pallone.
  3. La qualità dei miei giocatori senza palla mi condizionerà nel determinare quanto margine discrezionale dare al singolo giocatore nel mio sistema di regole. Per esemplificare, un ottimo giocatore senza palla non va imbrigliato in un sistema di regole ferreo, mentre in una squadra dove questo manca creare movimento diventa una necessità che si sviluppa a partire da regole più tassative.
  4. Il know how cestistico del mio gruppo, condizionerà in questa come in mille altre cose, il livello di difficoltà della richiesta che io andrò a sottoporre. Sempre partendo dal postulato che una proposta didattica non è valida in assoluto, ma lo è in funzione di chi la deve recepire. Ritengo che questo sia validissimo anche in un contesto senior e, a mio parere, anche nel contesto dell'attuale serie A.

Scendiamo nel pratico del mio vissuto sportivo. Il tema delle collaborazioni nei due anni a Biella con Mike Hall, fu fortemente condizionato nelle scelte dalla sua presenza, uno dei passatori più qualitativi che io abbia mai visto, soprattutto nel vedere l'angolo opposto. I successivi due anni senza di lui furono molto diversi e quella proposta non fu più corretta in relazione al nuovo gruppo di lavoro. Quando il mio ultimo anno cercai di riprendere quei concetti avendo inserito DeShawn Sims, dovetti presto ricredermi avendo lui molta più propensione a chiudere il vantaggio rispetto che produrlo. Allo stesso tempo, nell'anno di Sims allenavo un gruppo massimamente disponibile in termini di nozioni tattiche, quindi nella stagione il sistema di regole progredì fino a diventare complesso, cosa che altri contesti non avevano permesso. 

Nella mia stagione attuale, a Pistoia, le variabili condizionanti sono state numerose. Angus Brandt e Justin Johnson, i due giocatori con maggior propensione a ricevere la palla spalle a canestro, sono due giocatori che hanno molta più propensione al chiudere; anche quando si sono sforzati di produrre gioco la qualità dei palloni in uscita era molto scarsa, l'efficacia dei loro 1c1 invece molto alta rispetto ad altre situazioni del nostro gioco. Anche in presenza di ottimi giocatori senza palla, i loro sforzi non venivano premiati con buoni palloni. Il gruppo, pur in un contesto di grande disponibilità non ha mai spiccato per capacità nel immagazzinare informazioni.

Il sistema di regole che abbiamo costruito in tutti gli aspetti del gioco è stato improntato alla semplificazione, crediamo che questo abbia aiutato i giocatori a “eseguire poco ma bene”. Queste ragioni soggettive mi hanno portato a costruire un sistema di regole secondo questi postulati:

  • Dare priorità allo spazio di 1c1 dei miei giocatori spalle a canestro.
  • Consentire movimento ai miei giocatori senza palla senza intralciare e senza dipendere da altri movimenti.
  • Dare alla squadra un sistema di regole che fosse possibile giocare fluidamente senza “esitare pensando”.
  • Avere bilanciamento dopo i tiri dei miei post bassi.

POLLICE BASSO

Nello sviluppo del gioco (#1-3) l'obiettivo della squadra è aiutare il 4 e il 5 a ricevere spalle a canestro. Come spiegato in precedenza una volta che la palla entra in possesso del giocatore per cui stiamo giocando, la squadra non deve smettere di giocare per agevolarlo e subentrano elementi di spaziatura che non riguardano il gioco in questione ma che la squadra utilizza in tutte le situazioni di ricezione spalle a canestro seguendo regole definite. 

REGOLE DI SPACING

IL PASSATORE: non taglia, non blocca. Può giocare in allontanamento, fino a due passi oltre la linea dei 3 punti; o in avvicinamento, attaccando l'angolo. Gioca in allontanamento in tutte le ricezioni coi piedi fuori dal pitturato, gioca in avvicinamento per ricezioni molto profonde. Può giocare in avvicinamento anche in caso di aiuto dal lato forte ma sempre su ricezioni profonde. 

IL LUNGO SENZA PALLA: se la ricezione è di 4, avendo 5 non tiratore, il secondo lungo gioca sul lato opposto del pitturato, muovendosi in opposizione alla direzione di attacco di 4 (orologio). Se la ricezione è di 5, avendo 4 ottimi tiratori, il secondo lungo gioca ad aprire. COME: ogni terzetto di esterni ha un giocatore deputato ad attaccare l'area con tagli in situazione di palla dentro a 5. La collaborazione consiste nel rimpiazzare la posizione lasciata libera, 4 andrà a occupare la posizione libera (#4-5).

ESTERNI: un giocatore in ogni quintetto ha competenza ad attaccare l'area (tagli) e lo farà da qualunque posizione provenga. Per agevolare l'1c1 gli sarà chiesto di muoversi sulla ricezione, senza aspettare l'1c1.  Gli esterni che devono giocare negli spazi fuori dai 3 punti una volta rimpiazzata la posizione lasciata libera dovranno muoversi limitatamente allo spazio che occupano (#6). La posizione di questi tre giocatori li rende i più idonei a occuparsi del bilanciamento dell'eventuale tiro, indipendentemente dal fatto che siano lunghi o esterni.

TIMING ESECUZIONI

Nella costruzione di questi vantaggi è fondamentale rispettare i tempi nelle esecuzioni. 

Nella prima uscita, l'obiettivo è dare la palla dentro ma se non abbiamo un buon allineamento dobbiamo immediatamente giocare il secondo lato. Se fermiamo la palla sul primo lato rischiamo di dare la possibilità alla difesa di negare il ribaltamento e quindi fermare l'esecuzione (#7).

Quando la palla è nelle mani di 4, l'esterno in angolo gioca per ricevere e 5 aspetta che il blocco sia posizionato e crea un buon allineamento. L'attesa di 5 permette a 3 di giocare con un quarto di campo potendo attaccare anche con un taglio (#8).

Quando la palla passa nelle mani di 5 siamo pronti a muoverci secondo le regole di spazio di squadra, ciascuno secondo le rispettive competenze. 

NOTE

Anche questo elementare sistema di spaziature può avvalersi di aggiustamenti tattici per eventuali scelte della difesa.

Come anticipato nella prima parte, usavo una situazione molto simile a Biella con DeShawn Sims (cambiava solo lo sviluppo dopo la ricezione), mentre la situazione era diversa anche prima della ricezione per la squadra di Mike Hall. 

Ovviamente sono codificate alcune situazioni contro aggiustamenti tattici (es. cambi sul blocco orizzontale, ricezioni negate, zona, raddoppi), ma mentre l'aggiustamento è argomento per la singola partita, la traccia vale sempre, ed è la base da cui muoversi con la maggior semplicità possibile.

CONCLUSIONI

Non credo che la validità di questi movimenti sia universali. Credo invece che sia un movimento estremamente banale sia nella fase di costruzione della ricezione, sia nella fase di movimento dopo la ricezione. Quello che ho perseguito col mio staff nell'arrivare a questo sistema di regole, è la funzionalità rispetto ai miei interpreti. Ovviamente questo fa si che nel corso di una stagione, approfondendo la conoscenza dei giocatori, si debbano apportate correttivi.

Non sto sostenendo la tesi che sia solo il coach a doversi adeguare al gruppo, penso invece che il coach debba delineare l'identità tattica dentro i limiti che sono delineati da quello che i suoi giocatori possono/non possono fare.

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Postato da Michele Carrea

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Nato a Milano il 20 maggio 1982, Michele Carrea ha iniziato la carriera da giovanissimo all'Urania per poi assumere l'incarico di allenatore nel settore giovanile di Casale Monferrato, prima di trasferirsi a Siena e successivamente a Casalpusterlengo.
Per l'Assigeco ha ricoperto il ruolo di tecnico delle giovanili e assistente in prima squadra, guidando la formazione Under 19 alla conquista della Coppa Italia nel 2012 e al prestigioso titolo di Campione d'Italia nel 2014.
Infine il quadriennio ricco di soddisfazioni a Biella, a fianco dell'attuale direttore sportivo biancorosso Marco Sambugaro, nei quale è riuscito a portare la squadra per tre volte ai playoff e altrettante alle finali di Coppa Italia, oltre ad aver vinto il titolo di miglior allenatore della Serie A2 nella stagione 2016-17.
Nell'attuale annata esordisce in Serie A alla guida del Pistoia Basket 2000.