Costruire un sistema offensivo

La necessità di scegliere tra un "Coach System" e un "Non-Coach System"
Costruire un sistema offensivo

L'insegnamento è il processo di partecipazione ai bisogni, alle esperienze, ai sentimenti e agli interventi delle persone in modo che imparino cose che gli permettano di migliorare. Coinvolge un insegnante esperto che trasmette la sua conoscenza agli studenti. Allenare implica la convinzione che le persone abbiano dentro di sé la risposta ai propri problemi. Allenare significa tante cose diverse per ognuno di noi ma generalmente viene inteso come aiutare i singoli individui a risolvere i propri problemi e migliorare le proprie prestazioni.

Per insegnare e allenare servono conoscenze, comprensione, e applicazione pratica.

La conoscenza senza comprensione o senza applicazione pratica è inutile, per questo si dice: “non è questione di quanto sai, piuttosto di quanto riesci a insegnare”.

Nello sport, e specialmente nel basket, quando si allena una squadra dobbiamo conoscere le abilità e il reale potenziale dei nostri giocatori e ci dobbiamo chiedere come metterlo in pratica. Praticamente gli allenatori devono decidere come giocare.

Per iniziare a costruire un sistema offensivo gli allenatori possono scegliere tra due scuole di pensiero: usare i cosiddetti “coach system” o i “non-coach system”.

“Coach System”

Il “Coach system” è un unico sistema di gioco che un allenatore adotta continuativamente anno dopo anno, come ad esempio il “Triple Post Offense” che ha definito la carriera di Phil Jackson e Tex Winter. Molti allenatori in tutto il mondo furono enormemente influenzati da quel tipo di attacco e lo adottarono per le proprie squadre. Coach Dean Smith invece credeva nel “passing game” e ne delineò i principi per le sue squadre NCAA lungo tutto il corso della sua leggendaria carriera. In questo approccio i giocatori si allineano al sistema voluto dall’allenatore e non il contrario.

Quest'approccio ha avuto molto successo negli USA per due ragioni:

  • I regolamenti erano diversi rispetto a quelli FIBA. Basti pensare lo shot clock che in NCAA prima era di 45 secondi, poi portato a 35 ed infine 30 secondi; oppure al divieto di difendere a zona in NBA fino al 2005.
  • Gli allenatori restavano al comando di una squadra per molti anni e avevano modo di perfezionare nel tempo il loro sistema offensivo.
  • I Coach potevano quindi scegliere o recrutare i giocatori adatti al sistema.

“Non-Coach System”

Questo modo di intendere l’attacco è più flessibile e permette all’allenatore di variare la proposta offensiva ogni anno. In questo approccio il sistema offensivo viene tarato in base al materiale tecnico a disposizione, orientato ai giocatori e alle loro caratteristiche. In questo senso possiamo distinguere quattro tipi di sistemi offensivi:

  • Basati su continuità offensiva: ovvero in cui sono previste azione ripetute da un lato all’altro del campo, come ad esempio il “Flex Offense” per citare il più famoso ma anche lo “Shuffle Offense” per dirne un altro.
  • Basato su schemi o giochi a termine: questo tipo di attacco è basato sul chiamare l’azione da eseguire vocalmente o a gesti ed ha un inizio e uno svolgimento per arrivare a un fine ben preciso. I giocatori sono semplici esecutori. Questo tipo di approccio ha alcuni punti deboli da tenere in considerazione: ad esempio gli avversari sanno cosa aspettarsi e possono rompere il gioco oppure se il gioco non produce gli esiti sperati, i giocatori non sanno come andare oltre.
  • Basato su “Quick Hitters”: è un tipo di attacco costruito attorno a collaborazioni rapide a due o tre giocatori da realizzare in pochi secondi. I giocatori amano queste soluzioni veloci perchè molto facili da memorizzare mentre per gli avversari sono difficili da riconoscere.
  • Basato su “Motion Offense”: molte squadre usano questo tipo di attacco strutturato su concetti, opzioni e letture che permettono ai giocatori di maneggiare le situazioni e le reazione difensive che generano. 
  • I Quick Hitters e la Motion Offense sono due forme “regolamentata di gioco libero”: gli allenatori hanno bisogno di giocatori “pensanti” che sanno leggere il gioco e prendere le giuste decisioni e sono due modi di concepire l’attacco decisamente adatti ad ambiti giovanili.

Prima di scegliere un sistema offensivo o strutturare uno schema gli allenatori devono conoscere “L’elenco dei 6 punti” (conoscenza e comprensione) e verificare quanti di questi punti il sistema di gioco riesce a soddisfare (applicazione pratica).

Questa è la lista dei 6 punti fondamentali:

  • Transizione: Il sistema offensivo o lo schema ci da la possibilità di attaccare nei primi secondi dell’azione? L’organizzazione di gioco che abbiamo scelto ci permette di arrivare in attacco e iniziare a giocare senza fermare la palla e chiamare uno schema?
  • Spacing: Il nostro sistema offensivo o lo schema fornisce ai nostri giocatori le spaziature ottimali per giocare?
  • Movimento di palla: il nostro sistema offensivo o lo schema ci permette di muovere velocemente la palla da un lato all’altro del campo per creare condizioni favorevoli da cui poter attaccare la difesa?
  • Penetrazioni: Se chiedete a qualsiasi allenatore qual’è la cosa più difficile da difendere vi risponderà senz’altro la penetrazione a canestro perchè le scelte difensive in quel frangente aumentano a dismisura (aiuto, rotazioni, chiudere il centro o fondo, ecc…). Il nostro sistema offensivo o il nostro schema da ai nostri giocatori l’opportunità di attaccare il canestro in penetrazione?
  • Gioco in post: in un buon sistema di gioco dobbiamo prevedere situazioni di palla in post basso, non solo per i lunghi. Ogni giocatore deve saper passare al post e giocare in post. Il nostro sistema offensivo o lo schema ci offre la possibilità di mettere la palla in post?
  • Opportunità per i tiratori: Un buon sistema di gioco da ai nostri giocatori la possibilità di generare canestri facili. Il nostro sistema offensivo o lo schema crea tiri aperti per i nostri tiratori?
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Postato da Soufiene Moulhi

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Fiba Coach di livello 2 dal 1995.
Ha  allenato in serie A tunisina nelle ultime 6 stagioni. Prima è stato per 15 anni allenatore in Arabia Saudita e capo allenatore della nazionale araba ai GCC Games in Bahrein del 2011.