Tenere la pressione è sempre la scelta giusta? Tieni la pressione! Resisti!

Tenere la pressione è sempre la scelta giusta? Tieni la pressione! Resisti!

Quale Allenatore Giovanile non ha detto almeno una volta una di queste due cose?

La risposta molto probabilmente sarà nessuno.

Quando alleno i ragazzi del Settore Giovanile Orange1 Basket Bassano, una delle cose che voglio che sappiano fare è saper giocare anche se la difesa mette forte pressione, sia a tutto campo che a metà campo. Questo aspetto del gioco la maggior parte delle volte viene allenato mettendo il focus sulla difesa ma solo di riflesso alleniamo l’attacco (chiaro che ci sono delle eccezioni).

Molto spesso però vediamo che più chiediamo di tenere la pressione e più il ragazzo peggiora il controllo della palla oppure in certi casi la perde. 

Mi sono chiesto perché questo accadeva spesso alle squadre che allenavo e le risposte che mi sono dato sono sempre state - adesso posso dirlo - delle cazzate immense.

Un giorno parlando con uno dei ragazzi che allenavo per puro caso siamo entrati nel discorso di “tenere la pressione” e gli ho chiesto come mai non riuscisse a tenere questa benedetta pressione. Mi aspettavo di tutto ma non la risposta che il ragazzo mi diede:

“Io ci provo a tenerla ma dopo un po va a finire che un minimo errore lo faccio. Io ce la metto tutta per riuscire a palleggiare tenendomi il difensore vicino ma non è semplice.

Dire che in quel momento mi sono sentito un cretino assoluto è un eufemismo. 

In pratica il mio chiedere di TENERE la pressione aveva stimolato nel ragazzo la reazione opposta a quella che volevo e se ci pensiamo bene da un punto di vista grammaticale e della lingua Italiana il ragazzo aveva perfettamente rispettato le richieste.

Da quel momento in poi per me il “tenere la pressione” è diventato un muro da abbattere a tutti i costi. 

Una volta deciso che richiedere di tenere la pressione non era una strategia vincente mi sono concentrato su quello che realmente avrei voluto vedere dal mio ragazzo e alla fine della riflessione le risposte sono state:

  • Voglio che il difensore insegua sempre l’attaccante, che arrivi sempre 1 secondo dopo
  • Voglio che l’attaccante tenga sempre in costante movimento il difensore non cedendo mai l’iniziativa di movimento

Sulla base di queste risposte sono passato ad altre due frasi che spesso ho detto e che molte volte sento ancora nelle palestre:

  • Batti la pressione!!
  • Se ti sta vicino attaccalo!!

Tutte cose giustissime ma alla base ci sono delle domande ancora più importanti:

  • Cos’è la pressione?
  • Come riconosco che lui “è vicino” quanto basta per identificare quella specifica situazione?
  • COME FACCIO A BATTERE LA PRESSIONE?

La risposta può sembrare facile e anche banale. 

Per battere la pressione devi attaccare il difensore. 

Se poi però ci soffermiamo a valutare il come i nostri ragazzi interpretano queste nostre frasi, ci verranno sicuramente in mente attacchi a testa bassa per ATTACCARE IL DIFENSORE oppure 1c1 sparati sulle linee laterali per BATTERE LA PRESSIONE e molte altre situazioni che i nostri atleti propongono costantemente e che a noi Allenatori non piacciono tanto (per usare un eufemismo). La speranza è sempre quella di affidarci al ragazzo che riesce a gestire un po meglio la palla e che molto spesso diventa il nostro “Play salva vita” nei momenti di forte pressione.

Invece le mie personali risposte alle domande sono:

  • La pressione è il tentativo del difensore di togliere all’attaccante l’iniziativa di movimento
  • Riconosco che la sua vicinanza mi sta pressando nel momento in cui mi rendo conto che io sto reagendo alle sue iniziative di movimento e non ho libertà in tal senso
  • Batto la pressione appropriandomi nuovamente dell’iniziativa di movimento

Una volta date le risposte passiamo a quelli che sono i quattro punti fondamentali per sviluppare la capacità di giocare mentre la difesa ci pressa:

  1. Abitudine Offensiva
  2. Vedere lo Spazio
  3. Creare lo Spazio
  4. Sorprendere

Quando parliamo di abitudine offensiva intendiamo la capacità di un giocatore di aggredire subito la difesa attaccando e prendendo subito l’iniziativa di movimento.

Volontariamente non ho usato il termine mentalità perché troppo spesso diamo svariate interpretazioni della parola e il più delle volte andiamo a cercare nel ragazzo delle capacità astratte di mentalità che quasi sempre poi dipendono dal nostro giudizio. 

L’abitudine invece è una cosa misurabile, possono essere prese delle statistiche al riguardo ed è un concetto molto più chiaro anche da spiegare a tutti i ragazzi. 

Chiaramente è un’abilità che deve essere allenata sia nelle sedute individuali che di squadra.

I ragazzi devono essere pronti in ogni situazione a passare dalla difesa all’attacco nel minor tempo possibile ma anche nella maniera più aggressiva possibile.

Per meglio definire cosa intendo per aggressività provo a riassumere tutto in una definizione.

L’aggressività offensiva è la capacità di tenere impegnato su di se uno o più difensori in modo tale che non possano essere pronti per aiutare su altre situazioni. Inoltre l’aggressività è anche la capacità di mantenere l’iniziativa di movimento rispetto al proprio difensore

Una volta accettata questa definizione dobbiamo cercare di renderla reale in campo con esercitazioni specifiche allo sviluppo di tale capacità. Ogni allenatore svilupperà le proprie esercitazioni ma credo che ci sia un requisito fondamentale da rispettare sia nella costruzione dell’esercizio che nelle consegne date a tutti i ragazzi: L’attaccante deve attaccare costantemente con e senza la palla il proprio difensore per mantenere l’iniziativa di movimento.

Vedere lo spazio vuoto è un’abilità che tutti gli allenatori cercano e provano ad allenare ma che molte volte non viene sviluppata adeguatamente bene.

Quando ad un ragazzo chiediamo di vedere lo spazio libero, non stiamo solo dando una consegna di visione, stiamo chiedendo di utilizzare i fondamentali ad alto livello (non guardando la palla o riconoscendo uno spazio libero dove tagliare) ma anche di riuscire - in una frazione di secondo - a giocare contro l’iniziativa di movimento del diretto difensore.

Credo che parallelamente al “vedere” si debbano sviluppare anche altre caratteristiche:

  1. Fondamentali (non a secco)
  2. Mantenere/Prendere l’iniziativa di movimento

Una volta che siamo riusciti a sviluppare adeguatamente questi due aspetti potremmo avere un ragazzo che riesce volontariamente ad attaccare uno spazio preciso invece di reagire ad una iniziativa di movimento della difesa. L’idea è quella di avere sempre il controllo del gioco e di controllare ogni scelta di spazio e di 1c1 (chiaramente il più possibile).

Negli anni il fatto di chiedere a tutti i miei ragazzi di vedere lo spazio libero ha prodotto delle cose positive ma allo stesso tempo ho notato sempre di più che mancava qualche cosa nella gestione tecnica delle informazioni da parte loro.

Per essere più preciso, molte volte quando chiedevo di vedere lo spazio libero, il risultato è stato che - soprattutto a tutto campo - il ragazzo partiva sparato come un missile verso quello spazio   - ed il difensore con lui - con il risultato che in pochi secondi quello che era uno spazio disponibile era diventato uno spazio molto chiuso anche perché il difensore era sempre davanti continuando a pressarlo.

Le conseguenze erano che le linee di passaggio si chiudevano, le possibilità di 1c1 anche ecc…

Per cercare di perfezionare questa capacità ho inserito il concetto di “creare spazio”.

Come per l’aggressività anche per questo particolare concetto proverò a dare una definizione:

Creare spazio è la capacità di riconoscere lo spazio da attaccare, prendere l’iniziativa di movimento e aprire una strada “libera” verso quello spazio

Il come fare tutto questo è il cuore delle esercitazioni. Possono essere utilizzate delle finte in palleggio, delle finte di partenze, l’utilizzo dei contatti per “congelare” il difensore.

Il concetto è quello di tentare di depistare il difensore verso uno spazio per poi attaccare in un secondo momento (che può essere anche 1 secondo dopo) lo spazio desiderato.

Provo con l’uso di due grafici a far vedere la differenza tra il vedere e attaccare lo spazio vuoto e il vedere creare e attaccare lo spazio vuoto. Le differenze potranno sembrare minime ed il concetto scontato ma se ci soffermiamo a vedere le partite vediamo esattamente il contrario.

VEDERE LO SPAZIO

CREARE SPAZIO 

Tutte queste nozioni - a mio parere - possono essere messe in pratica solo se riusciamo a SORPRENDERE il difensore.

Questo concetto è molto particolare e molte volte rischiamo di cadere nella globalità del significato ma noi vogliamo che il “sorprendere” sia una forma mentis dei nostri ragazzi che devono avere come primo obiettivo quello di battere il loro diretto avversario e per farlo non devono essere prevedibili.

Alla base di questa abilità ci sono tre pilastri fondamentali:

  1. Aggressività offensiva
  2. Osservazione costante
  3. Iniziativa di movimento

Questi tre dettagli faranno si che il nostro ragazzo riesca a sorprendere il suo diretto avversario.

La base di tutto questo è rompere le abitudini che noi allenatori negli anni abbiamo creato per giocare determinate situazioni, ad esempio:

  • I corridori della transizione corrono fino negli angoli e poi se c’è spazio tornano verso la palla
  • I lunghi non devono ricevere in contropiede
  • Il Pick & Roll laterale si prepara abbassando in palleggio (con contatto) il difensore
  • Su un uscita da un blocco gli altri stanno fermi
  • Ecc…

Più o meno a tutti i livelli - consciamente o meno - iniziamo a rinchiudere i ragazzi in regole, modi di giocare, usi dello spazio e delle iniziative che alla fine sono finalizzate solo al nostro controllo del gioco. 

  • Se un ragazzo non corre in angolo ha sbagliato
  • Se un ragazzo passa la palla ad un lungo in contropiede ha sbagliato
  • ecc…

Sono tutte ancore di salvezza che noi Allenatori ci diamo per tentare di avere più controllo possibile su quello che succede ma se capita che un atleta non corre in angolo ma taglia e segna rubando un canestro o se il lungo prende la palla in contropiede e va a schiacciare siamo le persone più felici del mondo.

C’è qualche cosa che non torna in tutto questo e allora proprio per questo motivo ho deciso di introdurre questo concetto di “sorprendere” l’avversario in ogni momento possibile.

Credo che nel tempo i ragazzi possano esprimersi meglio, con meno vincoli e anche con più efficacia ma è chiaro che noi Allenatori dobbiamo essere pronti a costruire un percorso di crescita accettando gli errori e facendoci trovare preparati sulla metodologia d’insegnamento.

Come spesso succede, la strada per un risultato più grande è molto più difficile e richiede dei sacrifici, mentre quella per un risultato immediato è molto più semplicistica ma non farà mai crescere i nostri ragazzi.

Per concludere, ribadisco il concetto che ho tentato di analizzare e che mette al centro una domanda: Tenere la pressione è sempre la scelta giusta?

Noi non vogliamo che i ragazzi tengano la pressione bensì che se ne liberino e per farlo devono mantenere l’iniziativa di movimento che a sua volta è composta da altre abilità che devono essere sviluppate.

Spero di aver stimolato una riflessione e/o delle domande perché credo che solo così potremo aumentare la qualità del nostro lavoro.

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Postato da Francesco Papi

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Senese Doc, inizia la carriera di allenatore a 19 anni iniziando proprio con le giovanili della Montepaschi Siena, prima come assistente poi come capo allenatore arrivando a disputare diverse finali nazionali.
Dal 2008 entra nello staff della squadra di Serie A come assistente ed analista video. Nel 2014 diventa viene nominato Responsabile Tecnico del Settore Giovanile a Siena e nel 2015 approda all’Orange1 Basket Bassano nel medesimo ruolo di allenatore e Responsabile del Settore Giovanile.
A Bassano inizia la costruzione assieme al Club del nuovo Settore Giovanile che poi parteciperà a Finali Nazionali con differenti annate e che negli anni ha iniziato a produrre giocatori dalla Serie B alla A e anche giocatori per i College negli USA.