Formazione ecologico dinamica anche per gli allenatori di pallacanestro

Altra lezione riferita all'approccio ecologico di coach Raffaele Imbrogno.
Formazione ecologico dinamica anche per gli allenatori di pallacanestro

Se per quanto riguarda le riflessioni sulle possibilità concrete di poter affiancare/integrare un approccio ecologico-dinamico a quello oggi ancora dominante cognitivo prescrittivo nelle nostre palestre siamo in ritardo rispetto alle realtà anglo sassoni e non solo, ancor più in ritardo siamo nel tener contro dello stesso approccio ecologico per la formazione di allenatori/istruttori nella pallacanestro italiana.

Una consolidata bibliografia ormai “vecchia” di venti - trenta anni dimostra in modo scientifico come questo cambio di approccio metodologico possa risultare importante anche nella formazione dei coach.

Tra i tanti articoli oggi presenti in letteratura spicca uno recente, scritto a più mani da Wood, Mellalieu, Araujo, Woods e Davids dal titolo: Learning to coach: an ecological dynamics prospective, 2023.

Gli autori partono dalla ovvia considerazione che il continuo e contemporaneo cambiamento di regole, attrezzi, formati e soprattutto di nuove tecnologie applicate allo sport enfatizza la necessità per gli allenatori di avere una formazione continua non circoscritta a momenti iniziali o particolari del loro processo di apprendimento dell’insegnamento sportivo. Come per gli atleti, anche per gli allenatori in formazione, risulta fondamentale comprendere come questi imparino ad allenare e come questo processo possa migliorare nel tempo. Ancora molto diffuso è il proporre corsi formali standard dove potersi confrontare anche con allenatori con grandi esperienze. Nel tempo si è visto che questa formazione formale non riesce da sola a tener conto di quei tanti vincoli ambientali, sociali che determinano l’apprendimento nelle reali situazioni dove i giovani allenatori si troveranno ad operare. Situazioni ambientali che porranno vincoli ampiamenti diversi per livello delle società dove si troveranno ad operare, per ambiente sociale e geografico.

Di fatto si sta comprendendo che un miglior processo di apprendimento nel coaching si può ottenere tenendo un considerazione aspetti formali e non formali della formazione.

Anzi come dimostrato da Mallett, Trudell, Lyle ed altri nel loro articolo Formal vs informal coach education, l’aspetto informale legato al reale contesto dove si allena è sempre più rilevante nella formazione di un giovane allenatore.

Quindi lo stesso allenatore come i suoi giocatori si trova ad apprendere molto in contesti dove diversi vincoli agiscono. Il rischio è che i processi tradizionali di educazione ad allenare privilegino le procedure operative più che i reali aspetti pratici che si incontrano sul campo.

Interessante è capire quali elementi vengano catturati da un aspirante coach nella sua formazione che certamente non sono i soli manuali per allenare o corsi, ma anche rapporti con le persone che li hanno allenati, il loro ambiente sociale dove operano, ecc.

Molte ricerche sottolineano la grande importanza dell’ambiente intorno al Coach, fatto di consuetudini locali, mentori presenti nel proprio ambiente, dando molto importanza al fatto che un giovane allenatore è molto influenzato dal suo ambiente operativo che lo circonda.

La domanda centrale che pongono gli autori nell’articolo citato all’inizio è: Ma il corrente approccio all’insegnamento ad allenare è sufficiente per promuovere il necessario continuo apprendimento e sviluppo personale dei giovani allenatori?

Può ancor risultare valido l’approccio di fornire un insieme di nozioni pre-stabilite, statiche nel tempo, o cercare di integrare nozioni nella realtà pratica soggettiva del singolo allenatore? Il rischio ricordato dagli autori è quello di creare dei ripetitori acritici di insegnamento tecnico. Dove spesso si vede alla fine del processo formale di formazione una riproduzione meccanica degli elementi da trasferire ai giocatori, un approccio centrato sull’allenatore. Così facendo si corre il rischio di avere persone poco interessate ad un continuo apprendimento cercando di studiare ed esplorare il proprio ambiente operativo. “Riproducendo l’idea di coach più esperti, incapaci di un miglioramento informale dei propri allenamenti nelle loro realtà operative.”

Come detto nei due articoli precedenti apparsi su questo sito ed a cui rimando, nell’approccio ecologico la performance sportiva emerge sotto la continua interazione tra gli obiettivi preposti, l’atleta (l’allenatore in questo caso) e l’ambiente dove si opera. Un approccio che ci porta a riflettere ed a tener conto che nel caso di un allenatore/istruttore il suo contesto operativo è in continua in divenire e mai completamente formato. Quindi come per gli alteri anche il processo di miglioramento dei propri skill per insegnare sport sono in continuo incremento sotto l’interazione dei propri vincoli operativi personali, di quelli procurati dall’ambiente esterno.

Si veda la seguente figura che adatta i classici concetti dell’approccio ecologico dinamico al Coach.

Figura n .1 da Wood ed altri, 2023.

Come si vede resta valido l’approccio ecologico con a base le relazioni tra il Coach, i suoi obiettivi e l’ambiente concreto operativo che lo circonda. Un ambiente che sarà molto importante se non determinante nel processo di apprendimento continuo del giovane coach.

Importante forse ancor più dei momenti formativi istituzionali che servono a creare una cornice di comportamento iniziale coerente, ma che non deve diventare una camicia di forza del pensiero critico dell’aspirante allenatore. Dove il rischio è mettere l’accento sulle procedure operazionali piuttosto che sul pratico allenare. Creare ponti tra questi due mondi è fondamentale, anche nella progettazione dei percorsi formativi istituzionali.

In altre parole si parla di conoscenza circa e di conoscenza di (cfr. Gibson The senses considered as perceptual process).

La conoscenza “su” un ambiente può essere considerata come una descrizione indiretta di un fenomeno creata da un mediatore, come un modo per avere accesso ai fatti riguardanti un ambiente. Un approccio molto usato oggi che purtroppo spesso può comportare un adattamento culturale degli allenatori spinti ad allinearsi verso un metodo tradizionale prescrittivo dell’allenare.

Mentre la conoscenza di un ambiente performante supporta di più il continuo scambio di informazioni tra obiettivi e limiti che l’ambiente operativo pone. Emerge anche per il processo di apprendimento degli allenatori quanto già visto per gli atleti all’interno di una seduta di allenamento ecologico guidato dai limiti che l’ambiente prestazione pone. 

Nella figura due si evidenzia come questi processi interagiscono tra loro e determino l’apprendimento di un allenatore e lo sviluppo di questo stesso apprendimento.

Allenatori sottoposti a tale approccio sviluppano un potenziale di continuo apprendimento e riedificazione del proprio comportamento in un dinamico processo di continuo adattamento con l’ambiente operativo.

Figura n. 2 da Wood ed altri, 2023

In un approccio simile anche l’apprendimento di un allenatore risulta essere un processo dinamico non lineare. Dove le fasi costituenti sono: ricerca ed esplorazione – scoperta e sintonizzazione e calibrazione.

Dove allenatori in formazione iniziale che esplorano per imparare, allenatori in fase di crescita che hanno imparato ad esplorare ed i coach esperti che esplorano in modo sempre più efficace ed efficiente. 

Il contesto ambientale significa tutto

“Progettare specifici contesti di apprendimento nello sport richiede agli allenatori (come per gli atleti) di esplorare il proprio contesto operativo, ricercando di entrare in sintonia con le informazioni specifiche dell’ambiente di performance, per raggiungere scopi e obiettivi prefissati. I passi iniziali dell’apprendimento all’allenare comporta, quindi, che l’allenatore esplori il suo ambiente alla ricerca di fonti di informazioni percettive rilevanti che possano essere accoppiate all’agire del coach (ad esempio progettazione dell'attività, uso di diverse modalità di comunicazione tra cui verbale, video e non verbale, approcci individualizzati

In uno specifico contesto). Al passo successivo gli allenatori possono diventare sempre più sensibili alle ’occasioni’ (affordance) disponibili dell’ambiente di coaching, imparando a regolare i propri comportamenti pedagogici per raggiungere gli obiettivi del coaching stesso.”

L’esplorare queste affordance, verificandone la solidità e la coerenza con gli obiettivi è alla base del miglioramento del proprio allenare. Un processo vale la pena ribadirlo non lineare.

Nella figure n. 3 e n. 4 si riporta quanto èsposto da Orth ed altri (Learning to be adadaptive as a distibutiona ditrtibudìted process across the coach-athlete system: situating the coach in the constraint-led approach, 2019). Qui gli autori rimarcano che pensare il  processo di apprendimento di un allenatore come un processo ecologico porta ad accettare che il processo stesso non seguirà mai un processo lineare e bene predestinato come nella gran parte dei programmi di educazione ad allenare.  

Quindi, è difficile standardizzare il processo di miglioramento delle capacità di insegnamento di un allenatore, analizzandolo fuori dal suo contesto operativo che determina le affordance che caratterizzano il suo continuo appredimento ad allenare.

Figura n. 3

Importante la figura di un coach “developer” che possa come un tutor seguire per tratti ben precisi il processo di apprendimento di un aspirante allenatore (figure specializzate a questo, formatori territoriali dicati a seguire gli aspiranti allenatori nel loro contesto, momenti di verifica del lavoro concreto fatto dagli allenatori in formazione, …).I Coach developer devono saper gestire il fatto quanta complessità c’è all’interno di ogni singolo allenatore, coinvolto in un processo di apprendimento dell’allenare.

Fase dell’apprendimento

Principali processi di apprendimento

Esempio

Cambiare la responsabilità dell'esplorazione

Esplorazione e ricerca

Esplorazione di molteplici potenziali vincoli di attività per raggiungere un obiettivo di coaching. Educazione “all'intenzione”: convergenza degli obiettivi del compito e della progettazione con gli obiettivi del coaching.

Manipolazione dei vincoli delle attività; attrezzature, regole, sistemi di punteggio, uso di variazioni e analogie per sfidare la progettazione della sessione precedente di un allenatore. Ad esempio, prevedendo l’uso di un pallone da beachvolley al posto del tradizionale da volley, come vincolo di compito per un allenatore alle prime armi, esplorare i tiri con gli U11-12.

Allievo coach – Sviluppatore di coach

Scoperta e stabilizzazione

Selezionare e testare possibili soluzioni di attività nel tentativo di ripetere il successo precedente. Sintonizzazione attraverso l'educazione all'attenzione: diventare sempre più sensibili alle informazioni utili in una varietà di contesti.

Utilizzo di una struttura di debriefing della sessione incentrata sulla progettazione della sessione, sull'esperienza dell'atleta e dell'allenatore, con l'obiettivo di collegare ulteriormente l'allenatore con le sue prestazioni e le interazioni nell'ambiente. Ad esempio, cosa volevi ottenere? Cosa è successo realmente?

Allievo Coach – Sviluppatore di coach

Utilizzo/applicazione

Utilizzare i gradi di libertà percettivo-motori. Nel momento adattamento alle richieste contestuali, prestazioni efficaci ed efficienti in diversi contesti. Calibrazione: adattare il comportamento a informazioni specifiche.

L'emergere della co-progettazione rappresenta una sensibilità sempre più profonda del coach in via di sviluppo verso i propri vincoli, esperienze, apprendimento e sviluppo individuali. Lo sviluppo del coach riconosce l'accessibilità dello sviluppatore del coach così come le potenziali opportunità future per continuare a esplorare.

Allievo coach – Sviluppatore di coach

Figura n. 4

Manipolare i vincoli del compito: destabilizzare la pratica attuale

Una lunga citazione dell’articolo di Wood ed altri che aiuta a contestualizzare quanto detto fin’ora.

"Il passaggio da una scala incentrata sul coach a una scala coach-ambiente per comprendere l’apprendimento, cambia il ruolo di uno sviluppatore di coach in progettista di compiti di coaching rappresentativi, facilitando le interazioni coach-ambiente. Questa idea implica chiaramente che il compito principale dello sviluppo degli allenatori è quello di fornire un’esperienza di coaching a lungo termine e guidata, guidata da un quadro teorico sostanziale per l’apprendimento e lo sviluppo degli atleti.  Durante il processo di mentoring, proprio come nelle relazioni allenatore-atleta, uno scopo primario degli sviluppatori di allenatori è quello di guidare l'attenzione degli allenatori a raccogliere informazioni rilevanti che specifichino le possibilità disponibili nell'ambiente di coaching. Nel corso del tempo, gli allenatori diventano sempre più in sintonia con le informazioni presenti nel loro ambiente, con conseguente migliore adattamento alla loro specifica nicchia ecologica.

L'adozione di un modello di supporto del coach basato sui vincoli durante il processo di mentoring implica che lo sviluppatore del coach debba comprendere: (i) la natura dei vincoli interagenti su ciascun singolo coach; e (ii), come la manipolazione dei vincoli dei compiti chiave può supportare l'esplorazione e la scoperta, con conseguente emergenza di comportamenti funzionali. Ad esempio, al microlivello della pratica, gli allenatori utilizzano alcune conoscenze sullo sport prescelto per prendere decisioni in preparazione all'allenamento (pianificazione), durante l'allenamento (adattamento) e dopo la sessione come riflessione. Il problema con la conoscenza dell’ambiente è che è un esempio di vincolo indipendente dal contesto (composto da categorie, tipi e tipi di conoscenza universali). Questo tipo di conoscenza non richiede agli allenatori di fare osservazioni oltre un semplicistico confronto descrittivo tra un piano e la prestazione attuale. La certezza implicita in un simile approccio riduce la probabilità che un coach si impegni in comportamenti esplorativi. Ciò può portare a comportamenti adattati al contesto specifico, poiché il coach si affida a risposte standardizzate e predeterminate per modellare il proprio comportamento in corso (ad esempio la riproduzione di esercizi o attività di migliori pratiche riconosciute). Per evitare l'inculturazione dipendente dal percorso di un coach in formazione, è necessario sfidare la conoscenza preesistente di un coach sull'apprendimento che costringe il coach ad adattarsi alla pratica attuale.

Un vincolo individuale chiave che modella l’intenzione (o l’obiettivo) del coaching è il modello dello studente nel contesto e la comprensione del processo di apprendimento adottato da un professionista. L'introduzione di un modello alternativo di apprendimento sposato da una prospettiva ecologica, ad esempio, catturato nei principi della pedagogia non lineare (PNL) enfatizza il ruolo di vincoli di compiti specifici progettati per destabilizzare la pratica attuale di un coach. Perturbare un allenatore affinché riconsideri il processo di apprendimento come emergente dalle continue interazioni di un atleta che esplora un ambiente di apprendimento, richiede loro di esplorare il proprio ambiente di allenamento in modi nuovi che tipicamente non gli sono imposti. Una volta che un coach dimostra l'intenzione di esplorare la propria pratica, uno sviluppatore esperto di coach ha il potenziale per guidarlo a percepire direttamente utilizzare diverse opportunità di coaching che potrebbero essere state precedentemente mascherate e soppresse dalle tradizionali pratiche di coaching formalizzate. Una manipolazione riuscita dei vincoli del compito perturba un coach nell'esplorare e utilizzare le diverse affordance disponibili nel proprio ambiente rendendole più sollecitanti. Queste sollecitazioni possono portare alla percezione e all’utilizzo di affordance che possono aiutare un coach ad adattare la propria pratica in assenza di un approccio prescrittivo. Uno sviluppatore di coach, quindi, ha il potenziale per creare opportunità di apprendimento rappresentative, rilevanti per un singolo coach, attraverso l'attenta manipolazione dei vincoli dei compiti per rendere disponibili opportunità più sollecitanti per uno specifico studente.

Un potenziale problema per gli sviluppatori di coach che preferiscono il controllo e la prevedibilità è come personalizzare il progetto di apprendimento di un coach. Di fronte a questa sfida, uno sviluppatore di coach può tornare ad approcci lineari collaudati per semplificare il compito. “In precedenza, la conoscenza esperienziale degli allenatori è stata riconosciuta come una preziosa fonte di informazioni nella progettazione dei compiti pratici per atleti e squadre”. Qui, si tenta di illustrare come l'esperienza primaria del coach può essere sfruttata da uno sviluppatore di coach per alleviare il peso di individualizzare l'apprendimento di un coach attraverso un processo condiviso di co-progettazione rappresentativa. Una visione integrata del coach all'interno di un ambiente di performance riconosce la capacità del coach di identificare le opportunità critiche del coaching man mano che emergono dalla pratica. In linea con un approccio di co-progettazione rappresentativo, lo sviluppatore del coach può avviare una discussione per guidare e supportare il processo di esplorazione, rivelando ulteriori livelli di informazioni e possibilità di azione. Man mano che il coach diventa più consapevole di una conoscenza approfondita del proprio ambiente, lo sviluppatore del coach può sfidarlo utilizzando domande mirate per identificare diverse opportunità che supportano azioni alternative. Ad esempio: in quanti modi diversi puoi incoraggiare gli atleti a esplorare l'altezza del loro stacco nell’arresto e tiro? Oppure, come potresti cambiare il modo in cui formuli le domande poste agli atleti per promuovere un’ulteriore esplorazione del compito? Tali domande incoraggiano il coach a generare quante più opportunità di coaching possibili (esplorare) per raggiungere il compito. Successivamente, in collaborazione con lo sviluppatore del coach, il coach è in grado di co-progettare il proprio apprendimento selezionando un'opportunità di coaching da provare (ad esempio utilizzando un'analogia), approfondendo la propria conoscenza dell'ambiente mentre osserva e interagisce con i “vincoli” del compito emergente del coaching. L’educazione all’intenzione è fondamentale in questo caso poiché un risultato positivo attribuito a uno specifico accoppiamento percezione-azione può provocare uno stato di attrattore (un modello di comportamento stabile) che spinge l’allenatore a riprodurre nuovamente la stessa risposta. Tuttavia, poiché ogni contesto pratico è unico e diverso, un’attenta considerazione deve essere basata sulla percezione delle possibilità disponibili. Uno sviluppatore di coach può quindi “progettare” vincoli di attività che guidino le intenzioni del coach ad esplorare un livello appropriato di variabilità nell'ambiente di coaching. Ad esempio, allenare il tiro utilizzando una gamma di attrezzature alternative (dimensionate in base a proprietà quali massa e dimensione) con diversi sottogruppi di atleti in una sessione. Questo approccio mira a utilizzare il principio della “ripetizione senza ripetizione” di Berstein, sfidando il coach a ripetere il processo di esplorazione e scoperta per trovare una soluzione rilevante e innovativa, piuttosto che l'ingenua selezione e riproduzione di una soluzione precedentemente nota.

“L'accesso a uno sviluppatore di coach esperto per il tutoraggio è un vincolo ambientale fondamentale per l'apprendimento di un coach. Una caratteristica chiave del lavoro di uno sviluppatore di coach è supportare il coach nel riconoscere le affordance emergenti nel suo ambiente, portando a uno sviluppo continuo dell'adattamento coach-ambiente. Nel corso del tempo, il coach è incoraggiato ad assumersi maggiori responsabilità man mano che si sviluppa il rapporto più profondo con l'ambiente di coaching. L'abilità dello sviluppatore del coach, quindi, è quella di supportare l'immersione del coach nel proprio processo di apprendimento. In questo modo, l'apprendimento emerge attraverso l'esplorazione e la scoperta insieme a uno sviluppatore di coac.In un approccio di apprendimento per scoperta, le domande offrono un'importante interazione pedagogica utilizzata per guidare la ricerca di conoscenza dell'ambiente da parte dell'allenatore. Ad esempio, uno sviluppatore di allenatori potrebbe chiedere: cosa hai notato nel modo in cui gli atleti hanno interagito con l'ambiente di prestazione quando hai usato meno istruzioni verbali? Come potresti manipolare i vincoli del compito per rendere il compito più o meno impegnativo per gli atleti? Domande attentamente mirate, come queste, potrebbero rivelare dove cercare informazioni, ma soprattutto non prescrivono soluzioni di coaching universali. Inoltre, le risposte non devono essere verbalizzate, ma fungono invece da base a cui rispondere nelle azioni in corso dell'allenatore con l'ambiente. Ciò significa che tali domande non intendono avere una "risposta giusta o sbagliata", ma piuttosto guidare la ricerca di un allenatore in regioni dell'ambiente prestazionale che altrimenti sarebbero rimaste inesplorate.” (Wood ed altri.”

Conclusione

Allo stesso modo in cui i coach sono sempre più riconosciuti come progettisti dell'apprendimento, così uno sviluppatore di coach potrebbe essere riconsiderato come un progettista di esperienze e opportunità di apprendimento per e con i coach   Brevemente si è tracciato un modello di apprendimento degli allenatori basato sui vincoli che ha il potenziale per sfruttare le “conoscenze tradizionali sul” processo di allenamento e i contenuti specifici dello sport con una conoscenza in via di sviluppo dell’ambiente di allenamento; una miscela che potrebbe portare alla nascita di un coach Learning efficace.

“La conoscenza del coaching emerge continuamente (giornaliera, settimanale, mensile) attraverso l'interazione del coach con i compiti del coaching sotto la guida di uno sviluppatore del coach. Pertanto, un vincolo chiave dell'apprendimento del coach è imparare come interagire e utilizzare l'affordance di uno sviluppatore di coach presente nell'ambiente. Di conseguenza, affinché uno sviluppatore di coach possa aggiungere con successo valore al processo di apprendimento di un coach, deve avere un solido modello teorico dello studente e del processo di apprendimento per supportare la sua pratica. È stato sostenuto che le organizzazioni sportive di successo dovrebbero adottare un quadro teorico unificato per coordinare e comunicare idee condivise sull'apprendimento e sullo sviluppo attraverso un Dipartimento di Metodologia. Gli sviluppatori di coach potrebbero costituire parte integrante di tale dipartimento, supportando l'apprendimento continuo sia di se stessi che dei coach con cui lavorano.”

In conclusione riporta un gioco fatto tramite ChatGPT sui temi qui ampiamente ripresi dall’articolo di A. Wood ed altri. Ma di questo rapporto tra intelligenza artificiale e coaching parleremo più diffusamente la prossima volta.

Un colloquio tramite ChatGPT

E’ possibile utilizzare un approccio ecologico non lineare per insegnare il coaching?

Assolutamente, l’approccio ecologico non lineare può essere applicato alla formazione degli allenatori e all’insegnamento delle metodologie di coaching. Questo approccio enfatizza la creazione di ambienti di apprendimento che rispecchiano la complessità e l’imprevedibilità delle situazioni di coaching reali. Ecco i modi in cui l’approccio ecologico non lineare può essere incorporato nella formazione del coaching:

  1. Simulazioni pratiche: Invece di fare affidamento esclusivamente sulle lezioni in aula, i programmi di formazione per allenatori possono incorporare simulazioni pratiche e scenari che riproducono le reali sfide del coaching. Ciò potrebbe comportare sessioni di pratica simulata, scenari di gestione della squadra o esercizi decisionali all'interno del gioco.
  2. Gioco di ruolo dinamico: Consenti agli aspiranti allenatori di impegnarsi in esercizi dinamici di gioco di ruolo in cui assumono i ruoli sia di allenatore che di giocatori. Ciò può aiutarli a sviluppare una comprensione più profonda degli aspetti interpersonali e decisionali del coaching.
  3. Giochi di coaching di piccole dimensioni: Similmente ai giochi a piccola scala per i giocatori, i programmi di formazione per allenatori possono includere giochi di coaching a piccola scala. Questi giochi prevedono l’allenamento di un numero limitato di giocatori in scenari realistici, incoraggiando gli allenatori ad adattare le proprie strategie in base all’evoluzione della situazione.
  4. Sessioni di formazione adattabili: Piuttosto che prescrivere rigidi piani di sessioni di formazione, la formazione degli allenatori può concentrarsi sullo sviluppo delle capacità degli allenatori di progettare sessioni di formazione adattabili. Gli allenatori possono imparare a modificare gli esercizi in base alle esigenze dei giocatori, al cambiamento delle circostanze e agli obiettivi specifici.
  5. Osservazione e riflessione: Incoraggiare i coach a osservare e riflettere su situazioni reali di coaching. Ciò potrebbe comportare la visione di allenamenti dal vivo, giochi o anche video, e poi la riflessione sulle decisioni prese, sulle strategie di comunicazione e sull’efficacia degli interventi di coaching.
  6. Sfide di risoluzione dei problemi: Introdurre scenari di coaching che richiedono la risoluzione di problemi. Queste sfide potrebbero comportare cambiamenti improvvisi nella disponibilità dei giocatori, strategie di opposizione inaspettate o gestione delle dinamiche di squadra. I coach possono quindi fare brainstorming e implementare soluzioni in tempo reale.
  7. Feedback in tempo reale: Fornisci ai coach feedback in tempo reale durante gli esercizi pratici di coaching. Ciò consente loro di adattare le proprie strategie di coaching sulla base di input immediati, migliorando la loro capacità di prendere decisioni dinamiche sul momento.
  8. Enfasi sull'adattabilità: Sottolineare l’importanza dell’adattabilità nel coaching. Gli allenatori possono essere incoraggiati ad accettare l’incertezza, ad adattare le strategie al volo e a valutare e rivalutare continuamente il proprio approccio di coaching in base alle esigenze in evoluzione della squadra.
  9. Ambienti di apprendimento collaborativo: Promuovi ambienti di apprendimento collaborativo in cui i coach possano condividere esperienze, discutere sfide ed esplorare collettivamente soluzioni. Questo approccio incoraggia gli allenatori ad imparare gli uni dagli altri in un ambiente dinamico e interattivo.

Incorporando l’approccio ecologico non lineare nella formazione degli allenatori, gli aspiranti allenatori possono sviluppare una comprensione più olistica del coaching che va oltre X e O. Questo approccio può aiutare i coach ad affrontare le complessità degli scenari di coaching del mondo reale, migliorando la loro capacità di adattamento e di successo in varie situazioni di coaching.

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Postato da Raffaele Imbrogno

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Allenatore nazionale ed allenatore IV livello Europeo conseguito presso la Scuola dello sport.
Laureato in Scienze Statistiche ed economiche.
Insegnante a contratto da 20 anni presso La Facoltà del Foro Italico di Roma.
Formatore nazionale del CNA.
Match Analista con le nazionali maschile e femminili senior e con svariate nazionali giovanili.
Ha scritto tre libri: Il training camp dei Boston Celtics, The Swing Offense e The Princeton Offense per Calzetti Mariucci per il quale è uscito anche  Dalla Point Zone alla Pack Line defense.