La preparazione atletica in un settore giovanile di pallacanestro

Problematiche odierne per iniziare a ragionare su possibile soluzioni.
La preparazione atletica in un settore giovanile di pallacanestro

Premessa, in questo articolo vorrei dare una mia visione personale di quello che è la preparazione atletica in un settore giovanile di pallacanestro e di come soprattutto viene affrontata dai ragazzi.

Vorrei partire facendo un paragone tra i “periodi storici” che si sono susseguiti, confrontando la parte atletica di 10-15 anni fa (quando veniva proposta a me nel settore giovanile) e la proposta ai giorni d’oggi.

Sicuramente abbiamo assistito ad un bel cambio generazionale, abbiamo assistito ad un cambiamento tecnologico che ci fornisce, rispetto a 15 anni fa, svariati strumenti da proporre ai ragazzi, e proprio per questo cerchiamo di portare sul campo proposte che vadano sempre a braccetto con i tempi, anche se forse non è la soluzione più corretta per far “crescere” i nostri giocatori.

Mi spiego meglio. Spesso mi sono trovato e mi trovo a lavorare con ragazzi che risultano “indietro” da un punto di vista fisico, non tanto nella crescita, quanto proprio nell’assetto corporeo, nella postura, nel mettere in pratica ciò che viene proposto loro.

E quindi mi risulta inevitabile dover utilizzare esercizi semplici, che però vadano a centrare il vero problema. 

È anche vero allo stesso tempo che abbiamo dei soggetti più pronti, con i quali potremmo lavorare diversamente, ai quali potremmo anche proporre esercizi più complessi (o comunque che richiedono uno sforzo maggiore). Quindi a questo punto mi pongo una domanda. 

È più giusto lavorare sul semplice, anche con i ragazzi più “avanti”, o lavorare sulla “complessità”? 

A mio modo di vedere non c’è una risposta che mi chiarisce questo dubbio, anche se sono sempre stato dell’avviso che dobbiamo cercare innanzitutto di portare delle proposte correlate alle varie età, tenersi comunque sempre pronti a fare un passo indietro qualora si presentassero problemi, o farne uno avanti se i ragazzi risultassero effettivamente pronti per quel tipo di lavoro. 

Chiaro è che dovremo essere bravi a variare il più possibile, cercando di lavorare su tutti gli aspetti e le componenti che ci danno modo di far crescere gli atleti.

Io personalmente amo focalizzarmi su quelle esercitazioni di coordinazione che ci consentono poi di avere un giocatore coordinato, che sappia gestire il proprio corpo in relazione allo spazio libero ed ai compagni o avversari.

Mi piace concentrarmi su tutti quegli esercizi a corpo libero che ci permettono di prevenire infortuni e dare ai ragazzi un corpo definito, strutturato, per resistere ai contatti di gioco, per essere pronti e reattivi a passare da una situazione all’altra, dato che la pallacanestro ci richiede improvvisi, continui e rapidi cambi di fronte, di senso, di direzione e di velocità. 

Dopo aver lavorato su tutto questo, forse, possiamo anche pensare di introdurre un carico. Tuttavia, senza un fisico “pronto”, e soprattutto senza una presa di coscienza da parte dei ragazzi di quello che stanno facendo, risulta inutile e non affine al mio (nostro) obiettivo. 

Parlando di presa di coscienza, a questo punto, secondo me risulta fondamentale istruire i nostri atleti su quello che andiamo a fare e fornire loro tutte le indicazioni che ci danno modo di ottenere poi giocatori pronti. 

Proprio a questo proposito, a mio avviso, emerge una delle problematiche più grandi, il fatto che i ragazzi non vogliano prendere coscienza di questo, o comunque risultano in generale meno inclini e propositivi all’aspetto atletico. 

Difatti, tanti degli atleti che seguo danno l’idea che per loro la parte atletica, rispetto a quella tecnica con palla, sia meno importante e venga vista non come un qualcosa in più, indispensabile, per costruirsi e migliorarsi, ma bensì come un obbligo imposto solo dagli allenatori.

Certo, come detto in precedenza, abbiamo il ragazzo che prende seriamente anche questa parte e che ti dà l’opportunità di lavorare come si deve, ma in generale, rispetto a qualche anno fa, dato proprio il cambio generazionale al quale abbiamo assistito, ripensando anche a come affrontavo io la preparazione fisica, vedo molta meno attitudine e dedizione al lavoro e al sacrificio. 

Ricollegandomi al discorso del cambiamento tecnologico, sono purtroppo dell’avviso e sempre più convinto che questo abbiamo influito negativamente sullo sviluppo dei ragazzi. 

Se ci pensiamo bene, quanti dei nostri atleti preferiscono stare in casa sul divano di fronte alla televisione o ad un videogioco piuttosto che uscire per andare a fare una camminata, un tiro a canestro o una girata in bicicletta?

Probabilmente è questo il vero problema che sta alla base e che porta a trovarci in palestra ragazzi che non sanno come e dove correre, o che lo fanno a gambe dritte, che non staccano i piedi da terra, ragazzi lenti e “addormentati”.

Inoltre non si salva nemmeno chi per natura risulta fisicamente e atleticamente “avvantaggiato”; anche loro infatti hanno bisogno di lavorare sulla parte fisica esattamente come i loro compagni meno prestanti. 

Quindi, come possiamo fare per risolvere queste problematiche? Sicuramente per prima cosa, dobbiamo cercare di stimolare il più possibile i ragazzi da un punto di vista mentale, tenendoli sempre pronti alle nostre richieste, passando dal “semplice” al “complesso”, informandoli, come detto in precedenza, sull’importanza del lavoro che andiamo a fare. Dobbiamo proporre esercizi che facciano sì che i nostri atleti si sentano motivati, dall’inizio alla fine dell’allenamento, esercizi che li mettano alla prova, per confrontarsi tra di loro ma anche semplicemente con loro stessi, inserendo un obiettivo finale da raggiungere e dei parametri che consentano di valutare il lavoro svolto. Infine, per aprire e chiudere una parentesi, un altro aspetto fondamentale, forse il più importante, a mio avviso, e mai da trascurare, è il comunicare. Dobbiamo infatti capire ciò che pensano i ragazzi, far capire loro che noi ci siamo, che siamo disponibili al confronto. Anche perché, ancora prima che giocatori, sono ragazzi che hanno bisogno di punti di riferimento, ragazzi che hanno bisogno di crescere si come atleti, ma anche e soprattutto come persone. 

Ritengo quindi che la preparazione atletica in un settore giovanile di qualsiasi sport sia di fondamentale importanza per la crescita fisica e mentale di un atleta. In generale, però, penso che essa possa essere di aiuto per ogni ragazzo che voglia semplicemente star bene, per non doversi portare dietro problematiche che potrebbero poi ripresentarsi quando sarà più grande. 

Per concludere, questo voleva essere un mio personalissimo pensiero ma allo stesso tempo una premessa per quello che vorrei proporre prossimamente. Cercherò infatti di suggerire delle progressioni nelle varie fasce di età con le quali lavoro.

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Postato da Niccolò Tesi

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Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche dello sport e delle attività motorie preventive e adattate. Allenatore di base e Istruttore minibasket. Preparatore atletico in collaborazione con Jlab presso le società Shoemakers Monsummano e Dany Basket Quarrata. “Giocatore” per la società Shoemakers Monsummano.