La vittoria nel settore giovanile: obiettivo o risultato?

Mettere la Vittoria come unico obiettivo è assolutamente sbagliato, sia a livello metodologico che a livello dell’effettivo raggiungimento della Vittoria stessa.
La vittoria nel settore giovanile: obiettivo o risultato?

Vincere conta davvero nel Settore Giovanile?

La prima risposta che ad ogni Allenatore viene di getto è SICURAMENTE NO, e per molto tempo sono stato un fermo sostenitore di questo pensiero. Nel Settore Giovanile i ragazzi devono crescere, migliorare, imparare cose nuove ed evolversi come persone, la vittoria passa in secondo piano.

Premetto che la linea che traccia la separazione tra i due modi di interpretare il concetto di vittoria che vedremo è sottilissima e quindi il rischio di saltare da una parte all’altra tra i due concetti è molto alto, comunque proverò a raccontare come adesso mi piace allenare i ragazzi, dai più piccoli fino alle squadre U18 U19 e U20 a perseguire la vittoria.

Partiamo da un concetto molto semplice: vincere piace a tutti, grandi piccoli, alti e bassi. La gioia di vincere o la tristezza dopo una sconfitta ci segnano in ogni aspetto della vita; faccio un canestro oppure lo sbaglio, vinco o perdo una partita, mi guadagno un lavoro oppure lo perdo, riesco a conquistare l’amore della mia vita oppure no. In ogni ambito della vita il concetto di vittoria è sempre presente e, cosa ancora più importante, è di fondamentale importanza per chi vive l’esperienza in prima persona.

Perché se la vittoria e la sconfitta ci circondano in ogni aspetto noi cerchiamo di cancellarle addirittura far finta che non esistano nel nostro sport?

Perché perseguire la vittoria in amore è giusto e farlo in una partita di Settore Giovanile è sbagliato o assolutamente da demonizzare? La risposta molto probabilmente si perde negli anni dove le metodologia di insegnamento si sono fuse, modificate, perse e ritrovate e come l’ormai dogma dei “bambini che non si arrampicano più sugli alberi”, anche il concetto di “vincere” nel Settore Giovanile è ormai diventato una sorta di onta per chi pronuncia la parola stessa.

Nelle pagine successive proverò praticamente a spiegare come io personalmente voglio perseguire la vittoria nel Settore Giovanile, cosa vuol dire per me, come viene allenata sia durante le sessioni di allenamenti che in partita.

Alla fine spero di rendere una fotografia più chiara e dettagliata possibile di quella che è la mia metodologia di insegnamento e in particolare di sviscerare la mia idea personale sul concetto di Vittoria.

Vittoria come obiettivo unico

“Ragazzi, questa partita dobbiamo vincerla!”

Una frase semplice e che nella mente di chi parla e ascolta crea un finale chiaro. Immaginiamo i ragazzi all’inizio di un percorso ad ostacoli, prima di iniziare si spengono le luci, gli ostacoli vengono spostati e viene illuminato solo il traguardo. Dove i ragazzi devono andare è chiaro a tutti; “segui la luce cit.”. Il problema è che il percorso per “la luce” è al buio ed i ragazzi fanno fatica a capire, vedere e comprendere come fare a superarli.

Questo è il modo in cui io mi immagino la mente dei ragazzi nel momento in cui noi allenatori, dirigenti, genitori, mettiamo in luce la richiesta di vittoria. Chiedendo di Vincere stiamo ponendo la loro attenzione nel futuro, in un punto temporale più o meno lontano che però ha, nel suo cammino, molti ostacoli che spesso diamo per scontati e che per i ragazzi sono montagne da scalare.

Il concetto è che per noi adulti, con esperienza, montagne di fallimenti e di vittorie ormai sappiamo più o meno cosa fare - o non fare - per far andare bene o almeno provarci determinate cose, ma i ragazzi non hanno quella esperienza e chiedere di Vincere è come chiedere di Giocare bene, Giocare come sai, sono tutti concetti che magari sono chiari a noi ma in generale sono richieste generali, non specifiche che lasciano zone d’ombra e di dubbi e sicuramente non sono chiare a loro perché molto probabilmente non lo sanno come fare a “giocare come sai” oppure come “giocare bene”. Se ci va bene qualche ragazzo saprà (con il tempo) cosa non deve fare ma faticheranno sempre a sapere cosa fare praticamente.

“Come facciamo a vincere se segnano sempre da sotto?”, “Come facciamo a vincere se non segnamo mai da tre punti?”, “Come facciamo a vincere se….”. Queste frasi si ripetono all’infinito in tutti i campi da basket ma purtroppo anche in molti ambienti lavorativi. Il paradosso è che molto spesso neanche chi pone la domanda ha la risposta, in realtà chi pone la domanda molto spesso da per scontata la risposta. Queste sono quasi come delle domande retoriche che sotto sotto dicono: Dobbiamo difendere, segnare da tre, passarsi bene la palla e… - come si dice dalle mie parti - “vuoi anche una fettina di cxlo?”.

Lo sappiamo tutti che bisogna fare tutte queste cose, ma il punto non è questo, il punto è che inesorabilmente noi - chiedendo di vincere e basta - stiamo tenendo le luci spente sul percorso ad ostacoli e stiamo spingendo i nostri ragazzi nel buio chiedendoli anche di essere coraggiosi, saggi e capaci di affrontare le difficoltà.

“Dobbiamo vincere. Se non vinciamo abbiamo fallito.”

La frase più distruttiva che ci possa essere - a mio parere - a tutti i livelli. La pronunciano tutti, presidenti, GM, allenatori, giornalisti, genitori e tuttologi ma nessuno di quelli che dicono questa frase si rende conto delle conseguenze di quelle parole. Negli anni di confronti con giocatori più o meno grandi, allenatori e molta osservazione, ho visto i danni che frasi come queste provocano nei giocatori, allenatori ecc… Paura, congelamento, sbandamento emotivo e incapacità di intraprendere un cammino tecnico tattico adeguato al conseguimento della richiesta. Ci sono - ad onor del vero - casi in cui a seguito di questa frase le squadre effettivamente vincono ma molto spesso alla fine si scopre che dietro ci sono altri concetti più profondi ed efficaci (che vedremo dopo).

Potremmo andare avanti ancora con esempi e metafore ma credo che in queste poche righe sia ben chiaro che per me, mettere la Vittoria come unico obiettivo è assolutamente sbagliato, sia a livello metodologico che a livello dell’effettivo raggiungimento della Vittoria stessa.

Fare richieste spoglie come questa, lascia molte zone buie, molti dubbi, molti punti interrogativi a tutti e questo provoca un senso di incertezza, di sfiducia in se stessi e negli altri perché sappiamo che dobbiamo arrivare “alla luce” ma non sappiamo praticamente come.

Mettere a fuoco gli obiettivi

Ormai credo sia chiaro che avere la vittoria come unico e solo obiettivo non è né positivo né vantaggioso per chi poi scende effettivamente in campo.

Allora partendo dal presupposto che vogliamo comunque provare a vincere dobbiamo iniziare a mettere a fuoco una “foto” molto sfuocata che rischia di farci perdere la giusta direzione.

Prima di proseguire vorrei fare un appunto sul perseguire la vittoria. Credo che insegnare la differenza tra vincere o perdere sia fondamentale fin da piccoli perché il rischio è quello di crescere generazioni di giocatori (e purtroppo i ragazzi non sono solo giocatori) che non conoscono la profonda differenza tra vittoria e sconfitta, che si adeguano a tutto, che aspettano stimoli per muoversi e non si motivano da soli per perseguire un obiettivo che - se raggiunto - gli darà molte gioie e soddisfazioni. Sapere la differenza tra vincere e perdere vuol dire poter iniziare a lavorare sui reali obiettivi che poi ci porteranno a vincere una partita o un 1c1 in allenamento. In definitiva credo che insegnare - con una metodologia adeguata - che vincere o perdere non è la solita cosa sia di fondamentale importanza fin dall’infanzia.

Tornando a parlare di mettere a fuoco gli obiettivi, credo che la Vittoria debba essere a tutti i livelli la conseguenza di altre azioni ben studiate, preparate ed eseguite alla perfezione.

Come abbiamo già detto all’inizio, la linea sottile che divide i due modi di pensare è veramente molto piccola.

Allora, dopo tante parole, come si gioca per prendersi la vittoria senza giocare per vincere la partita?

Personalmente ho trovato la mia risposta nella tecnica, nella tattica e nella mentalità di approccio alla performance. La mia idea è che il giocatore deve andare in campo con degli obiettivi prestativi chiari e misurabili con i quali può rapportarsi durante gli allenamenti e le partite. Gli obiettivi devono essere misurabili, controllabili dal giocatore (almeno in parte) e modificabili nel tempo. Per fare due esempi estremi di obiettivi prestativi buoni o cattivi, ne scrivo qui due (sono scritti a caso):

Buono: eseguire sempre un extra-pass quando riceviamo uno scarico.

Cattivo: Impedire che l’altra squadra ci pressi a tutto campo.

Il primo obiettivo è misurabile, controllabile dai giocatori e anche modificabile nel tempo. In sostanza l’obiettivo è interamente nelle mani dei giocatori.

Il secondo invece non può essere un obiettivo prestativo perché non è assolutamente controllabile dai giocatori. “Si ma se noi corriamo loro non ci pressano”, NON E’ VERO. Se una squadra vuole pressare lo farà a prescindere dal nostro gioco. Poi possiamo discutere se la loro scelta è giusta o sbagliata ma a quel punto sono affari loro, noi dobbiamo avere degli obiettivi dove siamo noi ad avere il controllo.

Il lavoro del Coach non è semplice e sicuramente non senza zone d’ombra dove l’allenatore deve mettere tanto “del suo” per rendere le cose semplici e qualitativamente elevate. Detto questo, dobbiamo capire quali obiettivi allora dobbiamo mettere a fuoco per migliorare la performance e raggiungere la vittoria in ogni singolo obiettivo.

Personalmente credo che ci siano mille modi di scegliere gli obiettivi ma voglio condividere con voi la mia idea scrivendo la mia metodologia. Prima di tutto, quando ho iniziato a virare verso questo modo di approcciare alla performance ho iniziato isolando alcune categorie di obiettivi che reputavo importanti.

Queste categorie sono:

  • Obiettivi Tecnici
  • Obiettivi Tattici
  • Obiettivi Statistici

Tutti e tre messi insieme formano il “libretto delle istruzioni” per affrontare una sfida prestativa sia in allenamento che in partita.

OBIETTIVI TECNICI

Gli obiettivi tecnici saranno tutte quelle richieste legate a fondamentali come la tecnica di passaggio, di tiro, come si muove il corpo per fare un determinato movimento ecc.. Questi possono essere sia individuali che di squadra. Quando diamo obiettivi tecnici dobbiamo essere cauti perché la squadra potrebbe essere molto eterogenea e richiedendo un obiettivo prestativo tecnico di squadra rischiamo di andare verso problemi che noi stesso abbiamo creato. Questi obiettivi sono ottimi per i lavori individuali, e di squadra quando lavoriamo su argomenti specifici. Il concetto è fare bene e con continuità un gesto tecnico in date situazioni.

OBIETTIVI TATTICI

La tattica non è solo nelle senior.

La tattica non è da demonizzare, è essere “vispo” rispetto ad una determinata situazione. Mandare tutti a SX o DX, stare davanti al post, alzare le linee di penetrazione o di passaggio, anticipare sempre in alcune posizioni e mille altri esempi. Queste scelte sono scelte “vispe” che i ragazzi - anche i più giovani - a mio parere dovrebbero essere pronti a fare. Non credo che sia rubare e neanche essere antisportivi, credo che si debba andare oltre queste visioni bigotte e ricordarci che quando “i ragazzi si arrampicavano sugli alberi” usavano la tattica anche per uscire di casa e si portavano solo la maglia bianca perché al campetto quello sfigato aveva la maglia nera, si mettevano nascosti nel posto perfetto per correre a salvarsi a nascondino, pressavano uno che non sapeva palleggiare e se tutti noi rimpiangiamo quegli anni credo sia il caso di riattivare l’istinto e la furbizia latente nei nostri ragazzi.

Ad ogni modo, tutti questi obiettivi rispettano i criteri prima citati e per questo possono essere richiesti agli atleti.

Chiaramente la prestazione deve essere continuata nel tempo. Per essere più chiari, se un ragazzo esegue 2 volte su 20 una richiesta tattica, la prestazione non sarà buona e molto probabilmente gli avversari avranno un vantaggio le 18 volte dove lui non rispetta gli obiettivi.

OBIETTIVI STATISTICI

Ogni partita produce statistiche e le statistiche dicono molto delle squadre, soprattutto dicono molto su alcune costanti (non assolute) per le squadre che vincono o perdono. Personalmente le statistiche che tengo in considerazione sono:

  • Rimbalzi Difensivi
  • Palle Perse
  • Palle Recuperate
  • Assist

Non voglio ledere i pensieri di nessuno e dico subito che i tiri liberi, la percentuale da sotto, i punti in contropiede, quelli da seconda opportunità, quelli dentro l’area e tutte le mille statistiche che ci possono essere sono tutte statistiche valide e possibili da utilizzare a piacimento. Io però preferisco lavorare su queste quattro voci perché credo che la vittoria in tutte e quattro le voci sia un grande passo verso la Vittoria della partita.

Voglio fare una breve spiegazione del perché ho scelto queste voci, dei miei perché:

Rimbalzi Difensivi: semplicemente non concedere un’opportunità in più agli avversari di fare un altro tiro gratis, perché “un tiro che parte è un tiro che può entrare”.

Palle Perse: se perdiamo la palla non la possiamo tirare verso il canestro. Ogni palla persa è un’occasione in meno ti tirare e quindi potenzialmente di segnare. Non focalizzo mai l’attenzione dei ragazzi sulle conseguenze delle Palle Perse ossia i contropiede subiti ecc perché credo che siano cose da allenatore, il mio compito è non far fare palle perse alla squadra, non spiegare cosa succede se le facciamo.

Palle Recuperate: Stesso discorso inverso delle palle perse.

Assist: Perché una squadra che fa molti assist è una squadra che probabilmente farà molti tiri ad alta percentuale. Questo lo deduco dal fatto che cercando gli assist con extra-pass penetrazioni spaziature ed altri elementi tecnico tattici la squadra farà muovere la difesa e molto probabilmente alla fine ci sarà una falla da attaccare “semplicemente”. Chiaramente dobbiamo stare molto attenti (e qui torniamo al lavoro del Coach) a non richiedere per forza l’assist spettacolare perché molto probabilmente porterà ad una palla persa.

Questi tre macro obiettivi ovviamente ne contengono degli altri, alcuni che diciamo ai giocatori altri che invece sappiamo che si realizzeranno di conseguenza.

Tutti questi obiettivi, misurabili, controllabili e modificabili nel tempo poi dovranno essere definiti molto bene dal coach per far si che alla squadra ed ai singoli giocatori arrivino le più brevi, chiare e precise indicazioni  possibile sulle richieste prestative.

Conclusioni

Questa è la mia personale metodologia per mettere a fuoco gli obiettivi, per creare ai ragazzi un grande obiettivo che sarà quello prestativo, il quale esula dalla vittoria e dalla sconfitta ma che allo stesso tempo ci è legato indissolubilmente. Difficilmente vediamo squadre fare brutte prestazioni e vincere (capita, ma gli altri devono fare proprio schifo) o vice versa squadre che fanno ottime prestazioni alla fine perdono. Molto spesso invece ad ottima prestazione corrisponde la vittoria (non ci mettiamo a fare la casistica dei se e dei ma). I modi sul come valutare una bella o cattiva prestazione - per me - sono scritte sopra, e tolgono ogni dubbio nei vari “processi di Biscardi” su chi ha giocato meglio o peggio. Non è un modello assoluto ma sicuramente è un modo per rendere il mostro della Vittoria un “danno collaterale” di un’ottima performance, la quale deve rispettare tutti i criteri sopra citati.

In sostanza, ho tentato di mettere luce nel percorso ad ostacoli verso la meta, togliendo il focus sulla vittoria generale e mettendolo nei dettagli, nel superare un ostacolo per volta senza ansia di arrivare - non si sa come - a quel traguardo che tutti ci chiedono… Vittoria.

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Postato da Francesco Papi

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Senese Doc, inizia la carriera di allenatore a 19 anni iniziando proprio con le giovanili della Montepaschi Siena, prima come assistente poi come capo allenatore arrivando a disputare diverse finali nazionali.
Dal 2008 entra nello staff della squadra di Serie A come assistente ed analista video. Nel 2014 diventa viene nominato Responsabile Tecnico del Settore Giovanile a Siena e nel 2015 approda all’Orange1 Basket Bassano nel medesimo ruolo di allenatore e Responsabile del Settore Giovanile.
A Bassano inizia la costruzione assieme al Club del nuovo Settore Giovanile che poi parteciperà a Finali Nazionali con differenti annate e che negli anni ha iniziato a produrre giocatori dalla Serie B alla A e anche giocatori per i College negli USA.