L'adattamento e la trasformazione, l'importanza dell'attivazione
Una proposta per il quadro delle abilità, strumento palleggio, passaggio e tiro.“Capacità di riconoscere, trasformare e adattare il programma motorio alla modificazione improvvisa della situazione o delle condizioni esterne”.
Sono tante le definizioni che si trovano in giro rispetto a questa specifica capacità motoria, ma voglio partire proprio da quella più semplice e intuitiva, per iniziare il nostro ragionamento.
Abbiamo già parlato di come fare a stimolare l’adattamento e trasformazione nell’articolo ADATTAMENTO E TRASFORMAZIONE CON STRUMENTO DIFESA NEL QUADRO DELLE CONOSCENZE. In questo articolo andremo ad approfondire come stimolare questa capacità in una fase di Attivazione della lezione, in un quadro di Abilità.
Cos’è l’attivazione?
L’Attivazione è il momento più importante della lezione. I bambini arrivano in palestra carichi e motivati per l’allenamento che li aspetta, questo fa sì che il loro livello di attenzione sia veramente alto, per questo motivo un bravo istruttore deve saper programmare la sua lezione, in modo da riuscire a coinvolgere il più possibile tutti i bambini contemporaneamente, su uno stesso compito in maniera efficace, in modo da garantirsi un apprendimento facilitato.
La forma di apprendimento che dobbiamo prediligere è quella per comprensione del compito, ovvero l’apprendimento cognitivo.
In un quadro di Abilità, ovvero categoria Aquilotti e Gazzelle, questa può durare dai 20 ai 25 minuti, in cui come abbiamo detto, tutti i bambini devono essere coinvolti contemporaneamente, e sia il carico motorio che quello cognitivo devono sempre essere alti.
Ma andiamo alla pratica per entrare più nel dettaglio.
Gli strumenti che utilizzeremo per questa lezione sono: il palleggio, il passaggio e il tiro.
Partiamo da una situazione molto semplice:
tutti i bambini si muovono liberi per il campo palleggiando; Al FISCHIO dell’istruttore (stimolo acustico) i bambini dovranno formare velocemente dei terzetti e, disponendosi a trenino, possono muoversi per il campo liberamente. Successivamente il fischio dell’istruttore indicherà il liberi tutti da ogni terzetto.
Andiamo adesso ad inserire le nostre varianti:
1°- l’ultimo giocatore del terzetto, quando vuole, può gridare CAMBIO (stimolo acustico), determinando il cambio di posizione all’interno dello stesso terzetto, senza cambiarne i componenti,
2°- nominare un Super-capitano che può dire SCAMBIO, determinando appunto lo scambio tra tutti e la formazione di nuovi terzetti,
3°- il giocatore che sta al centro del terzetto può gridare FUORI (stimolo acustico), uscendo dal terzetto e invitando i compagni a giocare a rubapassi per non più di 5/10 secondi, rientrando poi nel terzetto (stimolo visivo) per continuare a muoversi a trenino con gli altri,
4°- come sopra il giocatore centrale grida FUORI, mostrando la mano libera (stimolo visivo) al compagno, che gli passerà la palla. Il giocatore “fuori” può decidere quanti scambi fare e con chi. Quando vorrà tornerà nel trenino come la variante precedente.
Osservazioni metodologiche
Fermiamoci adesso a riflettere su alcune considerazioni metodologiche, partendo da uno dei punti forti di questo quadro, ovvero il principio verticale delle senso-percezioni e degli schemi motori di base.
In tutte le varianti sono presenti stimoli sensoriali, che richiamano le senso percezioni, proprio perché vogliamo che il riconoscimento e l’adattamento avvengano attraverso questi.
Inizialmente sono focalizzati sulla senso percezione del sentire, e poi in una seconda fase anche sul vedere; questi stimoli, modulati attraverso le varianti proposte, ci permettono di regolare l’intensità del carico cognitivo e motorio, e di tenere alta l’attenzione sul compito, favorendo un apprendimento molto più efficace della capacità motoria.
Nella prima parte delle varianti, considerando il quadro, possiamo mantenerci sempre su uno stesso stimolo, in questo caso acustico; per aumentare ancora di più il carico cognitivo possiamo aggiungere altri stimoli come quello visivo: far vedere la mano per chiedere la palla o rientrare nel terzetto senza alcun segnale sonoro.
Il bambino ad ogni stimolo nuovo deve riconoscerlo e adattare il suo compito trasformandolo rispetto alla situazione che gli si propone.
Possiamo cosi vedere come la sommatoria di stimoli differenti che si sovrappongono l’uno all’altro fanno aumentare progressivamente il carico sull’obbiettivo motorio-funzionale e su quello cognitivo, riducendo anche il tempo di riconoscimento dello stimolo.
L’istruttore in questa situazione ha il compito di gestire il tempo attraverso il fischio, che è una discriminante acustica molto in Relazione al gioco, e può modulare in questo caso le tempistiche evitando di far cadere l’attività in una mera esecuzione.
Inoltre gestire l’introduzione delle varianti al momento giusto permette al bambino di esercitarsi quanto basta per assimilare un po’ per volta il nuovo compito che si andrà a sommare a tutti gli altri.
Ricordiamoci sempre che l’esecuzione del rubapassi, se prosegue per diverso tempo, perde la sua efficacia rispetto all’adattamento e alla trasformazione, cadendo in un'altra capacità (l’anticipazione). Per questo motivo viene data l’indicazione di contare nella propria testa 5/10 secondi massimo prima di ritornare in posizione.
Come posso continuare la mia progressione, verso la fase centrale?
La legatura tra questi due momenti della lezione è molto importante, in primis per non perdere l’attenzione dei nostri bambini, e poi per non far calare all’improvviso l’intensità del carico.
Per questo motivo andiamo ad inserire un gioco Ponte che anticipa la fase centrale (in cui ci sarà un gioco di potere) e conclude quella di attivazione. Solitamente si usa inserire delle gare individuali o a piccoli gruppi, in modo da introdurre lo strumento tiro e mantenere alto l’interesse attraverso una peculiarità del gioco, cioè la competizione.
Ma andiamolo a vedere meglio.
Facciamo disporre i terzetti all’interno del pensatoio togliendo la palla al giocatore che si trova nel mezzo (Fig.1).
Quest’ultimo sarà colui che condurrà il rubapassi e che deciderà quando uscire dal terzetto e chiedere la palla ad uno dei 2 compagni (Fig.2).
Il giocatore che ha passato la palla, a sua volta potrà muoversi verso canestro per ricevere la palla dal compagno (Fig.3).
Il primo dei due che farà canestro conquisterà il punto.
Il giocatore che resta senza la palla sarà quello che al turno successivo deciderà il gioco. La gara nel terzetto termina quando uno dei tre arriva a 4 punti.
VARIANTE:
L’istruttore ha la possibilità di inserire di nuovo lo stimolo uditivo del FISCHIO determinando così il cambio dei terzetti, e facendo diventare la gara individuale.
Osservazione sul gioco Ponte
Il gioco è molto centrato sull’obiettivo motorio-funzionale ed è anche molto in Relazione alle azioni di gioco.
Nel terzetto i due giocatori con la palla devono adattare e trasformare il loro compito più volte, guidati dalla vista, infatti quando il giocatore senza palla rompe il terzetto e chiede il passaggio, abbiamo la prima lettura, ovvero passare dal palleggio al passaggio.
Successivamente anche chi ha passato la palla deve modificare nuovamente il suo compito, cominciando a muoversi verso il canestro per ricevere la palla e andare a tirare.
Questo gioco oltre ad avere un forte focus sull’adattamento e trasformazione ha anche un ruolo fondamentale riguardo all’attenzione che i bambini devono mantenere durante il gioco. Nella prima parte devono rimanere concentrati sul compito, quindi riconoscere per poi adattare e trasformare, ma, appena introduciamo la variante del fischio, devono anche saper riconoscere i compagni con cui andare a formare un nuovo terzetto (ad esempio, se io ho la palla devo trovare un compagno con palla e uno senza).
Questa ultima variante è molto legata anche al quadro in cui ci troviamo, in cui è fondamentale aver già sviluppato una certa autonomia e consapevolezza, proveniente dal percorso fatto in precedenza.
Anche il tempo di lettura che gli viene dato è in relazione al quadro di riferimento; lo spazio di azione che gli concediamo è adeguato alla lettura che devono fare, rispetto alle competenze che devono già aver acquisito a questa età.
Per quanto riguarda il carico, possiamo notare come non ci sia grande differenza rispetto alla parte iniziale dell’attivazione; questo proprio perché ci serve ancora mantenere alta l’intensità in questo momento della lezione.
Volendo tirare le conclusioni di questa nostra fase di attivazione, abbiamo visto come, sin dall’inizio della lezione, la coerenza nella programmazione e nel mantenimento degli obiettivi è fondamentale per lo sviluppo dei bambini.
L’obiettivo motorio-funzionale è sempre presente e il carico resta sempre molto alto, i giochi proposti sono sempre in relazione alle azioni di gioco.
Anche il carico cognitivo viene stimolato continuamente, attraverso la sollecitazione dell’attenzione a riconoscere le situazioni di gioco e adattarle a seconda delle situazioni, fondamentale per mantenere alto il carico motorio.
L’obiettivo socio-relazionale viene stimolato sotto il punto di vista della consapevolezza, il cambio continuo dei terzetti favorisce quest’aspetto e stimola soprattutto un comportamento pro-sociale basato sulla cooperazione, ad esempio aiutando un compagno che è in ritardo sul riconoscimento dello stimolo.
I fondamentali utilizzati come strumento (palleggio, passaggio e tiro) sono sempre in relazione alle azioni di gioco e sono necessari per l’acquisizione e lo sviluppo della capacità motoria che abbiamo in obiettivo, in questo caso l’adattamento e la trasformazione.
Conclusioni
Dobbiamo sempre tenere a mente che, quando prepariamo la nostra lezione, il rischio di cadere in un'altra capacità è alto, se non abbiamo bene a mente su cosa stiamo lavorando, e quali sono le indicazioni che dobbiamo dare per far sì che la nostra lezione resti sempre sull’obiettivo che abbiamo scelto.
Nel caso dell’adattamento e trasformazione il rischio è grossissimo, basti pensare ad una partita di pallacanestro per vedere l'adattamento e trasformazione: ad esempio, tutte le situazioni in cui si cambia repentinamente dall’attacco alla difesa sono situazioni di adattamento, e se un giocatore non ha sviluppato la capacità di riconoscere una situazione nel minor tempo possibile, la sua azione perderà di efficacia.
Per questo motivo il ruolo dell’istruttore è fondamentale nell’ottica della programmazione di un percorso metodologico basato sull’acquisizione di competenze, che parte dalle prime conoscenze, passando dalle conoscenze e dalle abilità.
La competenza è ciò che una persona dimostra di saper fare in modo efficace anche, e soprattutto, dal punto di vista cognitivo in funzione di un determinato obiettivo.
(La nuova maturità – Rosario Drago – Centro studi Erickson –Aggiornamento 2000).
Postato da Alessandra Vigilante
Istruttore nazionale e docente formatore per la regione Sicilia, responsabile Regionale minibasket per la regione Sicilia, Allenatore e preparatore fisico di base per il CNA, istruttore minibasket esordienti, aquilotti e pulcini per Arena Basket Palermo, allenatore underground 14 femminile e assistente allenatore per serie BF con Stella Basket Palermo, insegnante per le scuole secondarie di primo e secondo grado di educazione fisica.