Riflessioni teoriche sull'approccio ecologico all'allenamento

Prima parte introduttiva...
Riflessioni teoriche sull'approccio ecologico all'allenamento

Ho sbagliato tante di quelle volte in vita mia che l’unica cosa che mi resta da fare è tirare avanti e sbagliarmi in modi più interessanti
Richard Bandler

Uno spettro si aggira nel mondo della pallacanestro italica: lo spettro dell’approccio ecologico dell’apprendimento motorio. Dopo anni di silenzio e di critiche solo al sentire questa strana e sconosciuta parola, più o meno giustificate da presuntuosi rettori, ignoranti di questo approccio e chiusi nel loro castello del sapere, o da parte di chi per partito preso o per egocentrismo deve sempre arroccare a se la pretesa di essere lui l’innovatore principale delle metodologie di insegnamento nel basket.

Definizioni una prima tabella

Fonte Professore Stefano D’Ottavio

Quello che più colpisce in questa presunta diatriba tra approccio cognitivo direttivo ed approccio euristico, è il verificare che un movimento come quello della pallacanestro in Italia, che per anni ha sostenuto la superiorità del suo pensare rispetto ad altre discipline sportive, misconosce o distorce riflessioni, pensieri e studi che da anni sono reperibili nella ampia bibliografia mondiale sulle più svariate discipline sportive.

Nel mio piccolo e partendo dai miei modesti studi fatti in questi venti anni a supporto delle mie lezioni di metodologia di giochi sportivi nelle aule e palestre della facoltà di Scienze Motorie Il foro Italico di Roma, vorrei contribuire fin dove possibile a illuminare un po’ alcuni concetti di base ed iniziare con voi una riflessione su come coprire l’importante iato tra teoria e pratica. Come poter progettare strumenti allenanti, situazioni di gioco o esercizi per poter applicare, se ritenuta valida, la metodologia fenomelogica dell’allenamento: allenare le cose per quello che sono, senza troppi orpelli inutili ed evitando strutture rigide e inibenti della ricerca autonoma dei nostri giocatori e delle nostre giocatrici (da qui in vanti sarò costretto per non appesantire questo breve il testo ad utilizzare il termine maschile non esistendo nella nostra lingua un temine “neutro” e non amando lo schwa).

Esiste, come in altri campi di studio, un pantheon di pensatori di riferimento per l’approccio d’insegnamento euristico o ecologico. Si può partire da Berstein con le sue teorie dei gradi di libertà per i gesti motori e dell’utilità della ripetizione senza ripetizione, teorizzata per la prima volta negli anni trenta del novecento. (“Ripetizione senza ripetizione“, dove la parola la chiave è adattabilità, che vuol dire saper essere stabili quando serve e flessibili quando serve, N.A. Berstein Fisiologia del movimento, 1989)

Affordances implica la complementarietà fra l’animale e l’ambiente. L’affordance è una combinazione invariante di variabili, ed è più facile percepire una tale unità invariante che non percepire tutte le variabili separatamente.
(Gibson, 1979)

Passare per George Bateson (Verso una ecologia della mente, 1977), per Gibson (L’approccio ecologico alla percezione visiva, 1979; con l’introduzione del concetto di “affordance” e della centralità tra soggetto che agisce e ambiente nel quale agisce), fino ad arrivare ai più recenti autori: Duarte Araujo (svariati articoli sulla ecologia dinamica, la pedagogia non lineare ed il decision making), Chow (soprattutto sulla pedagogia non lineare ChowJ.T., Davids K.,Button C.,Renshaw,I.(2016). Nonlinear Pedagogy in skills acquisition.An introduction), Davids (sull’utilizzo dei vincoli ambientali e situazionali per favorire apprendimenti motori e non solo) Ian Renshaw (sempre sulla relazione vincoli o constraits- led approach) con vari testi prodotti da solo o con Keith Davids, Daniel Newcombe, Renshaw e Will Roberts (The Constraints-Led Approach: Principles for sport coaching and practice design, 2019). Infine,degno di rilievo, è il recente testo "How We Learn to Move: A Revolution in the Way We Coach & Practice Sports Skills di Gray 2021". 

A latere di questi autori (ed altri ancora che per brevità si evita di citare) esiste poi tutta una gamma di pubblicazioni sulle neuroscienze ed il rapporto tra apprendimento motorie, emozioni, ambiente, neuroni, ecc. Vedasi come gocce di questo immenso mare di testi, quelle dello scienziato portoghese Antonio Damasio (L’errore di Cartesio, 1995 e Alla ricerca di Spinoza, 2003) e di Rizzolati e Sinigaglia (So quel che fai, 2006).

Piani paralleli di ricerca e studio molto interessanti che stanno da molto tempo producendo profonde riflessioni su come si apprende e come si può allenare in modo migliore le attività motorie sia aperte che chiuse.

Pochi gli autori italiano che sul tema hanno prodotto cose interessanti e meno ancora quelli che hanno declinato tali riflessioni sul versante dell’insegnamento sportivo. Ma i pochi che ci sono hanno e stanno producendo ricerche, studi ed articoli interessanti e degni di essere evidenziati. Ottimi lavori sono stati prodotti dal gruppo dell’Università di Salerno: Altavilla, Esposito, D’Elia, D’Isanto e Raiola. L’ottimo lavoro di P.M. Messina e V. Bifulco, Insegnare allenando (2022 seconda edizione): Di Paolo Maurizio Messina si possono trovar.

Da un punto di vista più ampio quasi filosofico molto interessante è lo scritto L’allenamento esperienziale: contributo per una filosofia fenomelogica dello Sport di Mangano (2017).

Ma i fini del presente scritto ricopre un aspetto centrale l’articolo della mia collega Caterina Pesce (l’autrice di Joy of Moving) dal titolo Insegnamento prescrittivo o apprendimento euristico apparso su numero 55 della rivista SdS.

Pesce nel suo articolo traccia in modo esaustivi le due metodologia di insegnamento sportivo: l’approccio cognitivo che implica un insegnamento/apprendimento di tipo prevalentemente prescrittivo e quello ecologico che si basa su un atteggiamento euristico.

L’obiettivo del testo, non quello di schierarsi verso un approccio o l’altro ma capire come i recenti sviluppi delle neuroscienze possano consentire una chiarificazione e distinzione dei due diversi approccio ed una loro integrazione operativa dei due approcci. “…sul versante pratico, chi insegna il movimento deve valutare la bontà di ciascuno dei due approcci, di volta in volta, a seconda delle caratteristiche degli allievi a cui insegna, del compito motorio da far apprendere e del contesto in cui ha luogo l’apprendimento.”. Perché è di questo che abbiamo bisogno come coach: capire bene i lati positivi e no, le peculiarità dei vari metodi esistenti di insegnamento, non schierarsi a priori in modo manicheo e avere elementi sempre più razionali per vestire nel modo migliore le nostre scelte metodologiche sui nostri atleti.

Caterina Pesce ci pone davanti al dilemma dell’insegnare/allenare: “Coloro che si occupano dell’insegnamento delle attività motorie e sportive devono più o meno esplicitamente o implicitamente, definire e continuamente ridefinire i propri criteri per prendere decisioni metodologiche-didattiche.” Un vecchio detto gallese afferma: una pietra che rotola non raccoglie mai muschio. Così dovremmo essere noi allenatori/istruttori. Essere sempre aperti al pensiero critico di quanto facciamo quotidianamente. Non alla ricerca della Scuola di insegnamento definitiva, sempre e per sempre valida, ma sottoporre il nostro operare a auto critica continua e chiedersi sempre se non possiamo migliorare il nostro insegnamento acquisendo nuove metodologie da inserire/affiancare a quanto già applicato e conosciuto, Chiediamo ai nostri giocatori ogni giorno di uscire dalla loro confort zone, ma noi poi siamo i primi a restarne ancorati perennemente.

Se i metodi tradizionali garantiscono un quieto vivere, spesso si ergono come limiti al miglioramento del nostro insegnare. Oggi, come detto nuovi approcci scientifici, sulle teorie del movimento possono aiutarci molto per migliorare il nostro agire. Spesso, però, molto del materiale prodotto è troppo lontano dal nostro quotidiano e risulta poco fruibile per chi deve declinarlo nella pratica e spesso le conoscenze scientifiche si presentano fin troppo parcellizzate rispetto alla globalità dello stare in campo.

Approccio cognitivo e sue implicazioni didattiche

In relazione a quanto detto si verifica che ancora oggi ci muoviamo all’interno del classico schema del controllo motorio e del suo relativo insegnamento dovuto a Schimdt è la sua teoria dei programmi motori generalizzati (leggasi l’ultimo lavoro di R. A. Schimdt, Apprendimento motorio e prestazione, 2023). In questo contesto apprendere movimenti significa sviluppare specifiche strutture cognitive, cioè programmi motori generalizzati, integrati da processi cognitivi di elaborazione dell’informazioni. Quindi se apprendere movimenti, è progettare programmi motori sempre più articolati e ottimizzare la parametrizzazione, cioè se dobbiamo insegnare un fondamentale e raggiungere una esecuzione sempre più prossima ad un chiaro modello di riferimento, allora ne consegue un insegnamento delle attività motorie di tipo prescrittivo. Il modello ideale è proposto ed è proprietà del coach che deve riuscire a trasferirlo nella testa del giocatore affinché il discostamento dalla norma esecutivo, il suo errore esecutivo sia sempre più ridotto. Da questo ne conseguono esercitazioni parziale: far eseguire un fondamentale di gioco, una abilità motoria complessa in forma semplificata nelle prime fase dell’apprendimento, via via sempre più complessa la mitica progressione didattica incubo di molti partecipanti ai corsi per allenatori.

Definizioni una seconda tabella

Fonte Professore Stefano D’Ottavio

…working in progress…

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Postato da Raffaele Imbrogno

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Allenatore nazionale ed allenatore IV livello Europeo conseguito presso la Scuola dello sport.
Laureato in Scienze Statistiche ed economiche.
Insegnante a contratto da 20 anni presso La Facoltà del Foro Italico di Roma.
Formatore nazionale del CNA.
Match Analista con le nazionali maschile e femminili senior e con svariate nazionali giovanili.
Ha scritto tre libri: Il training camp dei Boston Celtics, The Swing Offense e The Princeton Offense per Calzetti Mariucci per il quale è uscito anche  Dalla Point Zone alla Pack Line defense.