L'approccio ecologico

Seconda parte
L'approccio ecologico

La prima parte introduttiva la trovate qui.

Si è stabilito in modo molto sintetico che oggi due sono gli approcci metodologici di riferimento per comprendere il controllo e l’apprendimento motorio, approcci che si differenziano tra loro per il diverso modo con cui definiscono la percezione e la relazione tra questa e l’azione (Cfr. Edwards W. H., Motor learning and control: from theory to practice, 2011).

L’apprendimento motorio viene definito come un insieme di processi associati con l’esercizio o l’esperienza che determinano un cambiamento relativamente permanente nella prestazione o nelle potenzialità di comportamento (Schmidt, Lee Apprendimento motorio e prestazione, 2023). Poiché avviene all’interno della persona, allo stato attuale delle conoscenze non può essere osservato direttamente … ma viene riferito in base a cambiamenti nel comportamento manifesto, ovvero nella prestazione osservabile. Le abilità e i movimenti si fanno precisi, sicuri e fluidi; il soggetto diviene gradualmente capace di conseguire obiettivi prestabiliti in maniera stabile, rapida e produttiva, con il minimo costo energetico. (Bortoli L. e Robazza C., L’apprendimento delle abilità motorie, in Insegnare per allenare a cura Mantovani C. 2016, pagg.109-139).

Del primo approccio consolidatosi dagli anni ’60 si è già fatto riferimento nell’intervento precedente. Si ricordi solo che tale approccio, chiamato anche teoria dello schema di Schmidt “postula che dopo la identificazione delle informazioni provenienti dagli organi di senso, negli stadi successivi di elaborazione il ruolo predominante se non esclusivo e del sistema nervoso centrale, con il contributo della memoria, con i conseguenti processi decisionali di selezione dei programmi motori e programmazione della risposta.” Esiste per Schmidt un programma motorio generalizzato conservato in una memoria centrale. Quindi è il sistema nervoso centrale che fa da hub al tutto, ed agisce di continuo come sistema di controllo, dove ogni azione si determina all’interno del sistema stesso. Il processo avviene all’interno del soggetto che deve già possedere lo schema di riferimento, ritrovarlo ed applicarlo. Poca o nessuna rilevanza viene data all’ambiente esterno, alla sua variabilità, e di come lo si percepisce.

Vedi Adams J. A., A closed loop theory of motor learning, 1971(https://grants.hhp.uh.edu/clayne/HistoryofMC/Adams.pdf) e Schmidt R. A. A Schema theory of discrete motor skill learning, 1975(https://www.researchgate.net/publication/8880948_Schema_Theory_Critical_Review_and_Implications_for_the_Role_of_Cognition_in_a_New_Theory_of_Motor_Learning)

Il secondo approccio, già brevemente citato, nato intorno agli anni ’80 (ma anche prima), quello cosiddetto ecologico dinamico, si basa sulla teoria dei sistemi dinamici. 

Di fronte alla complessità della motricità umana e la sua ampia variabilità si trovano di fatto interpretazione valide sia nell’approccio cognitivo/direttivo, sia in quello ecologico dinamico. Questo dovrebbe far capire che non è tanto importante schierarsi un modo manicheo da una parte o dall’altra, ma lavorare per una verifica intelligente e critica dei due diversi approcci metodologici e di una loro possibile integrazione futura (cfr. McMorris T., Acquisition and performance of sports, 2004).

Ma torniamo all’approccio ecologico. Detto in modo sintetico cosa caratterizza l’approccio ecologico legato alla teoria dei sistemi dinamici è il suo essere fenomelogico: descrive leggi e principi su cui si basa il sistema di controllo motorio, ed è dotato di chiare proprietà auto-organizzative.

Nell’approccio ecologico, esercitarsi su un dato compito non significa ripetere sempre la stessa soluzione, ma ripetere più volte il processo di soluzione del compito stesso. Quindi è nel sottoinsieme temporaneo di problemi proposti e la ricerca dinamica delle loro soluzione che l’atleta si sviluppa come “problem solver”, l’obiettivo è appropriarsi del metodo per risolvere i problemi non della soluzione ideale. La chiave sarà proporre momenti allenanti dove ci siano “ripetizioni senza ripetizione” come suggerito dal fisiologo russo Berstein negli anni ’30.

Non solo Berstein è tra i progenitori dell’approccio ecologico - euristico. Si è già scritto del ruolo dello psicologo statunitense Gibson e va evidenziato anche il ruolo di un secondo psicologo statunitense Urie Brofeubrenner che ha introdotto la rilevanza nell’agire umano del contesto ambientale con la sua teoria del sistema socio biologico composto da quattro sistemi: Microsistema - Mesosistema - Ecosistema - Macrosistema.

Se l’approccio cognitivo ha il chiaro merito di spiegare alcuni aspetti dell’apprendimento motorio, risulta debole nello spiegare il problema della “volatilità esecutiva” (cfr. Berstein, control and reguation of movement, 1976).

Infatti, seguendo pedissequamente l’impostazione cognitiva, e basandosi esclusivamente sullo schema centrale, la variabilità esecutiva di fatto dovrebbe avvicinarsi allo zero man mano che si procede con l’apprendimento, frutto al progressivo incremento dei programmi motori centrali. Ma questo cozza contro la difficile presenza di gesti motori uguali anche in atleti di alto livello.  Secondo problema principale riguarda i cosiddetti “gradi libertà”.

Di contro l’approccio cognitivo ritiene che la percezione precede l’azione in due momenti distinti e susseguenti, la teoria dei sistemi dinamici considera nel suo insieme il legame percezione-azione.

Allo scopo di cogliere le maggiori informazioni sensoriali la persona deve agire sullo e nell’ambiente.

Al sistema nervoso centrale resta principalmente la funzione di decidere l’obiettivo dell’azione (per esempio tirare a canestro) a quel punto è l’interazione percezione – azione a determinare in modo preciso come questo comando, che proviene dall’hub centrale, venga adeguato ed interpretato dalle “intelligenze periferiche” del nostro corpo. Come afferma McMorris (Acquisition and performance of sports, 2004), nella teoria dei sistemi dinamici, le varie connessioni tra via nervose afferenti (motorie) e ed efferenti (motorie) avvengono a livello periferico (nel midollo spinale).

L’azione risultante è conseguenza delle costrizioni presenti (vincoli) e si auto organizza in relazione dinamiche tra compito da perseguire (obiettivo), le caratteristiche identificative del soggetto e l’ambiente (contesto esterno e leggi fisiche).

Il concetto dell’auto organizzazione risulta molto importante all’interno dei sistemi dinamici: per arrivare all’esecuzione di movimenti coordinati si passa da fasi randomizzate a fasi ordinate di organizzazione del movimento grazie alle proprietà auto-organizzative (Kelso J., Dynamic Patterns: The self organization of brain and behavior, 1997).

In sintesi, l’approccio cognitivo è strutturale, ipotizza meccanismi centrali di controllo motorio strutturati gerarchicamente che regolano il movimento in modo programmato. L’approccio dinamico, invece, è fenomelogico, descrive leggi e principi su cui si basa il sistema di controllo motorio, che è eterarchico e dotato di proprietà auto organizzative. Questo comporta che nell’approccio ecologico l’esperienza diretta è centrale. Elemento fondamentale per l’apprendimento è la capacità di essere ricettivi nei confronti degli stimoli esterni, ambientali, e si deve essere pronti a percepire le opportunità (affordance) presenti nella situazione concreta: questo significa saper individuare e discriminare gli elementi (trigger point) significativi.

Una critica mossa a tale approccio sta nel togliere valore alla memoria che contraddice anche l’esperienza comune la domanda che rimane aperta è: se l’individuo apprende come eseguire in modo corretto un gesto anche complesso anche la prima volta che o esegue? Altra domanda che per il momento lasciamo aperta è: ma come si relazione questo approccio ecologico, auto organizzativo con la presa di decision?    

…working in progress…

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Postato da Raffaele Imbrogno

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Allenatore nazionale ed allenatore IV livello Europeo conseguito presso la Scuola dello sport.
Laureato in Scienze Statistiche ed economiche.
Insegnante a contratto da 20 anni presso La Facoltà del Foro Italico di Roma.
Formatore nazionale del CNA.
Match Analista con le nazionali maschile e femminili senior e con svariate nazionali giovanili.
Ha scritto tre libri: Il training camp dei Boston Celtics, The Swing Offense e The Princeton Offense per Calzetti Mariucci per il quale è uscito anche  Dalla Point Zone alla Pack Line defense.