Con il termine Quick Hitters si intendono situazioni di gioco veloci disegnate per creare una situazione vantaggiosa. Una volta concluse (senza occasioni per andare a canestro) permettono comunque ai giocatori coinvolti di continuare a muoversi dentro il proprio sistema di gioco. 

Solitamente sono action usate per sorprendere la difesa, come lettura alternativa (e avanzata) di un gioco o di una particolare difesa oppure a chiamata per rubare un canestro.

In questo pezzo analizziamo tre semplici Quick Hitters che ogni allenatore può inserire nel proprio playbook.

Thunder Action

Si tratta di un blocco a scendere portato per un giocatore posizionato in post basso lato debole. 

Serve a attivare l’attaccante per un 1c1 dinamico in lunetta, spesso su mano forte, in una zona del campo in cui rotazioni, aiuti o raddoppi sono meno efficaci. 

Usata dagli Oklahoma City Thunder (da qui il nome “Thunder Action”) per innescare Kevin Durant in una della sue comfort zone.

Warriors Action

E’ una finta situazione di stagger laterale che diventa un unico blocco lontano dalla palla. 

Serve a rendere più efficace il primo (e unico) blocco mentre il secondo (finto) bloccante libera lo spazio portandosi dietro il suo difensore diretto. 

Usata in modo massivo dai Golden State Warriors per creare spazio alle uscite di Klay Thompson e concept presente nel playbook delle nazionali italiane di coach Andrea Capobianco per giocare contro il cambio difensivo.

Hook Action

Si tratta di un blocco a scendere per un primo giocatore e un riblocco sulla palla per un secondo giocatore.

Serve a attivare in modo dinamico una situazione di step-up Pick & roll (blocco sulla palla con angolo cieco proveniente dal fondo).

Usato in situazione di transizione o come chiamata a difesa schierata per giocare su un quarto di campo verso il fondo.

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