Cosa significa allenare la pallacanestro femminile?
Le principali differenze tra pallacanestro maschile e femminile a livello di approccio metodologico.Allenare in generale è già una cosa fantastica, ma dal mio punto di vista, avere l’opportunità, in giovane età, di allenare una squadra femminile ne aumenta a dismisura la bellezza…
Perché?
Perché ti obbliga a studiare, ti obbliga sempre ad avere risposte pronte, efficaci e che aiutino la squadra nell’immediato. Perché devi stare attento al minimo particolare, non solo tecnico ma anche mentale, calibrare ogni parola che dici, e dividerla per le 10/12/15 ragazze che sono con te in palestra.
Si è vero, uno può pensare che anche nella pallacanestro maschile se non ti aggiorni e non studi fai fatica ad andare avanti, e in effetti è cosi, però arriverà sempre il momento in cui durante un’azione di “gioco rotto” ci sarà un isolamento con 7 palleggi e un tiro a togliere le castagne dal fuoco. Ecco se vuoi fare un buon lavoro con una squadra femminile devi sapere che anche questa situazione dev’essere organizzata, ed è uno degli esempi che mi viene da “raccontare” per descrive le (poche) differenze che ci sono rispetto alla pallacanestro maschile.
TECNICA
Per costruire una giocatrice di alto livello la tecnica è fondamentale, perché dove non può arrivarci con la forza fisica, deve arrivarci appunto con la tecnica. Con il tempo e un po' di esperienza, ho capito quanto ancora sia importante questo aspetto soprattutto quando si allenano squadre di ragazze, dove per forza di cose per eseguire alcuni gesti c'è bisogno della tecnica giusta: ad esempio quella del passaggio “skip” oppure, per le più grandi, il passaggio che taglia il campo quando si gioca un pick and roll centrale dove serve un'esecuzione perfetta per far sì che la palla arrivi precisa e con i tempi giusti.
TATTICA
La tattica nel nostro sport è una delle parti principali e devo dire che nel mondo femminile è ancora più importante perché aiuta la squadra ad avere una linea da seguire, avere un qualcosa di provato in palestra e che rafforzi il lavoro di squadra.
L’argomento tattica è molto particolare perché - specie nel mondo femminile - viene inteso principalmente come strumento difensivo per distruggere il gioco degli altri. Ecco, io la vedo in maniera diversa, per me le ragazze hanno bisogno di strumenti tattici per attaccare, di una guida tattica che gli semplifichi la partita.
A livello femminile c’è molta tattica a livello difensivo, in primis perché è facile da applicare, e soprattutto, perchè riusciamo a rendere la vita difficile a tutti gli attaccanti, senza dover speculare come succede ad alto livello.
Porto sempre un esempio sentito in un clinic di un allenatore di Eurolega:
La nostra difesa sul pick and roll, è più preoccupata di un tiro da 3 punti che di una schiacciata, quindi quella la possiamo accettare ogni tanto.
Ad esempio, togliendo una linea di passaggio che è il “LOB Pass”, è più facile difendere su tutte le situazioni di gioco, perché non servono aiuti estremi, e scelte estreme.
Dopo 7 anni nel mondo del basket femminile…
... posso dire che è un periodo di formazione professionale incredibile: ho approfondito tantissimi argomenti, perché ogni partita, ogni avversario raccontava una storia, e quindi un qualcosa da gestire per dare idee chiare alle mie squadre.
Il cambiamento più forte è occorso 5 anni fa quando insieme alla mia vecchia società decidiamo di prendere una via molto particolare a cui sono molto affezionato: fare una pallacanestro non convenzionale e il più diversa possibile, una pallacanestro che raccontasse un po' la storia dei miei inizi come allenatore a San Lazzaro di Savena (BO) con il mio dirigente Ennio Zazzaroni, un basket di corsa, un basket che vuole esaltare le atlete e che per 40 minuti sia un trasporto di energia e faccia tosta, in attacco e in difesa.
La parte più complessa è trovare giocatrici che accettino questo sistema, che abbiano voglia insieme a te di metterci la faccia, perché c’è bisogno di aver coraggio di sbagliare, c’è la necessità di non abbassare la testa dopo nove tiri sbagliati consecutivi, e non bisogna mai arrendersi ad una palla persa di troppo, soprattutto se è fatta con energia dentro la corsa e il rischio che essa comporta.
Come in tutti i gruppi femminili, se riesci a convincere le atlete a qualsiasi tipo di sistema e lo accettano, diventa un'incredibile sinfonia.
Come sempre - maschile o femminile che sia - l’abilità sta nel costruire una squadra disposta a fare un determinato tipo di gioco, e porre enfasi sul fatto di non arrendersi mai davanti all’errore.
In questo momento, il basket femminile è ancora troppo un basket di nicchia, bisogna cercare di far appassionare ragazzine, bambine, famiglie, e pubblico, perché c’è bisogno di far venire fuori questo movimento molto di più rispetto al momento attuale.
Postato da Luca Andreoli
Ha giocato 9 anni nelle giovanili Fortitudo fino ad arrivare a esordire in serie C a Budrio. A 17 anni inizia il percorso di allenatore alla BSL San Lazzaro dove rimane per 7 anni ricoprendo vari incarichi da assistente allenatore in C Gold fino al minibasket. Dal 2013 al 2016 passa a Lucca, nel femminile, alle Mura Spring Lucca, squadra satellite della Mure Lucca.
Nel 2016 diventa allenatore a Massa e Cozzile in Serie B allenando Imma Gentile e Marianna Balleggi, due bandiere del basket femminile italiano, per poi spiccare il volo in Serie A1 a Vigarano come assistente e responsabile del settore giovanile, diventando capo allenatore a gennaio 2016 fino al 2019, anno in cui diventa allenatore del Nico Basket in serie A2 femminile.