I cambi difensivi dell'Unics Kazan
Come la squadra russa ha fermato l'attacco della Virtus Bologna nella semifinale di Eurocup.L’evoluzione del gioco della pallacanestro, con giocatori sempre più intercambiabili in termini di ruoli e competenze sul campo, ha investito il lato offensivo tanto quanto quello difensivo. E avere a disposizione un gruppo di atleti che sappiano interpretare al meglio una difesa improntata sul cambio sistematico può rivelarsi vantaggio cruciale.
Un esempio pratico l’ha fornito l’Unics Kazan nella gara tre di semifinale Eurocup contro la Virtus Bologna.
La squadra russa ha messo in campo una difesa iper aggressiva, pensata per cambiare quasi ogni blocco, facendo leva sul grande atletismo dei propri uomini e sulla versatilità dei lunghi per cancellare spesso dal campo le principali soluzioni offensive degli avversari.
Atletismo e versatilità dei giocatori. Due concetti chiave per pensare di implementare una struttura difensiva simile. Caratteristiche che Kazan riscontra in John Brown e Okaro White, lunghi capaci di stare sul perimetro con un esterno, o in John Holland, ala dotata di una fisicità ed esplosività che lo può portare sia sulle tracce di una guardia che a lottare per la posizione con un lungo avversario.
Prendiamo la prima clip.
Quattro cambi difensivi con un’idea ben precisa: avere sempre un uomo di fronte all’attaccante più pericoloso in ogni momento. Che sia il playmaker sul primo pick&roll o la guardia che esce da un doppio stagger per tirare, Kazan non permette mai all’attacco di avere una visione indisturbata del canestro. La conseguenza è quella di un attacco che, di cambio in cambio, finisce per giocare un uno contro uno statico, dove il dinamismo di John Brown tramuta un mismatch solitamente vantaggioso per l’attacco, in un accoppiamento quasi ideale per la difesa.
Altra situazione, questa dal secondo tempo della partita.
Ai concetti di cambio difensivo si intrecciano anche quelli di collaborazioni più avanzate. Vediamo l’aiuto e recupero di Holland sull’uno contro uno difensivo ancora di Brown contro Belinelli, a cui fa seguito una situazione di cambio a tre perfettamente eseguita. Di nuovo, l’attacco si ritrova sempre con un difensore faccia a faccia che impedisce una visione chiara del canestro. Decisive, ancora, l’aggressività e la collaborazione, con una buona comunicazione, della difesa.
Difesa di cambio, però, non significa cambiare indistintamente su qualsiasi blocco della difesa. Per quanto i difensori possano essere versatili, un cambio difensivo comporta sempre uno sconvolgimento degli accoppiamenti originari e, si suppone, ideali. Brava Kazan, in questo senso, a saper reagire alle caratteristiche dell’avversario posticipando, quando possibile, le situazioni di cambio.
Nelle due clip possiamo vedere come l'Unics non parta immediatamente coi cambi, ma speculi sulla scarsa pericolosità al tiro di due giocatori come Pajola e Markovic per mantenersi con le competenze difensive originarie quanto più a lungo, entrando nella catena di cambi solo nel prosieguo dell’azione. Peraltro, nel primo spezzone possiamo ancora apprezzare l’importanza di un lungo mobile come John Brown, capace di aiutare dentro l’area sulla penetrazione avversaria, ma essere anche presente a disturbare il tiro sul recupero. Nel secondo, invece, si ritorna all’accoppiamento finale esterno/lungo che, nuovamente diventa ideale più per la difesa che per l’attacco, grazie al dinamismo di Okaro White.
Anche su situazioni di ghost screen, sempre più comuni, Kazan si è dimostrata pronta a contrapporre la propria difesa.
Cambio sulla finta di blocco tra esterni e terzo difensore pronto a sbucare da dietro le spalle del proprio uomo per rubare il pallone e andare a segnare due punti comodi in contropiede.
La difesa di cambio, come ogni difesa, ha i suoi pro e i suoi contro. Tra questi c’è sicuramente il fatto di richiedere massima concentrazione e focus da parte di tutti i giocatori in campo. Basta un errore di un singolo per mandare a monte, magari, venti secondi di ottima difesa di squadra.
Ne vediamo qua due esempi.
Nel primo caso, dopo una sequenza difensiva di cambi davvero notevole che, di fatto, blocca l’attacco avversario, basta un semplice pick&roll dove manca il bump sul rollante, per far cadere il castello costruito con pazienza. Sul pallone dato al bloccante in taglio, l’ultimo difensore è costretto a ruotare in emergenza, non avendo, per forza di cose, nessuno alle sue spalle che possa andare a prendere il suo uomo in difesa. Che infatti va a conquistare il rimbalzo in attacco, segnando due punti facili.
Discorso similare sull’ultima clip. Ancora una volta la difesa porta l’attacco dove vuole, forzando una quasi palla persa. Sulla situazione di confusione che si viene a creare, però, è un mancato tagliafuori sul close out difensivo che espone, nuovamente, la squadra a un rimbalzo offensivo e ad altri due punti comodi.
Postato da Nicolò Fiumi
Bolognese, classe 1985. Quindici anni da giocatore nelle categorie minori, poi il salto in panchina. Allenatore di base dal 2019. In mezzo: laurea specialistica in economia, una compagna con tanta pazienza, due figli e una passione per numeri avanzati e editing video.