Proposte di spaziature per il settore giovanile

il rispetto dello spacing fin dal minibasket.
Proposte di spaziature per il settore giovanile

Nella vastità di fondamentali e collaborazioni che è nostro compito far conoscere (e allenare) ai giovani giocatori, si pone la necessità di scegliere come punto di partenza una spaziatura iniziale per il quintetto di gioco nella fase offensiva. Quello che a livello senior verrà chiamato schieramento, ma che a livello giovanile possiamo ancora definire come un’intelaiatura o un’ossatura su cui costruire le collaborazioni offensive preminenti che vorremo allenare nel corso della stagione e al centro della nostra programmazione annuale.

Tra spaziatura e obiettivi di gioco viene ad evidenziarsi una relazione stretta in cui questa deve essere estremamente funzionale alle collaborazioni offensive da allenare e, al tempo stesso, deve essere prodotto diretto delle stesse.

Di seguito faremo vedere come alcuni tipi di spaziature siano più funzionali o meno a determinati obbiettivi di gioco. Proporremo esempi (alcuni anche molto comuni) per le squadre giovanili, alcuni esercizi per poter allenare gli obbiettivi dichiarati, ma prima di tutto partiremo da giochi da poter mettere in campo negli ultimi anni di minibasket. Giochi che, nel rispetto del contesto e dei principi minibasket, con l’utilizzo dei propri strumenti e nel perseguimento dei propri fini, possono essere non solo estremamente funzionali ma anche propedeutici al lungo lavoro da fare nel percorso giovanile.

Tre esempi di spaziatura

I tre esempi che riportiamo sono molto simili ma hanno obiettivi abbastanza diversi.

Sono previsti quattro giocatori esterni sul perimetro (due posizioni di guardia e due posizioni di ala) e un solo giocatore interno. Presupponendo di avere un rimbalzista (in una situazione di passaggio dalla difesa all’attacco) e di mandare due giocatori a chiedere apertura, ecco che abbiamo già individuato le cinque corsie da occupare nella corsa in transizione offensiva mandando i due giocatori rimanenti a correre sulle due corsie laterali (Fig. 1).

Al rimbalzista o rimorchio diamo l’input di correre nella corsia centrale. Una volta nella metà campo offensiva il posizionamento di questo giocatore diventerà determinante per il tipo di spazi che vorremo aprire e le priorità che vorremo dare al nostro gioco.

Ognuna delle seguenti spaziature infatti prevede sempre 4 giocatori esterni abbastanza intercambiabili tra di loro (cercheremo di non parlare di ruoli infatti), ma tre posizionamenti diversi per il giocatore che mandiamo a giocare internamente.

Flex offense

Se volessimo privilegiare una programmazione dedita allo sviluppo del gioco senza palla, un’idea potrebbe essere quella di applicare i principi della flex offense. Una spaziatura che pone in particolare rilevanza il ribaltamento di lato tenendo in continuo movimento il lato debole, in modo da aprire incessantemente spazi per tagli interni con una serie di regole abbastanza rigide, ma che possono essere complicate per stimolare i giocatori con letture sempre più varie.

In questo caso chiediamo al rimorchio di prendere posizione in post medio sul lato forte. Tale posizione viene però mantenuta per poco in quanto il gioco prevede cambi di posizione repentini (attraverso una collaborazione con blocchi) in seguito al primo ribaltamento. Questo permette di non categorizzare i giocatori cucendogli ruoli addosso e di farli giocare in tutte le posizioni.

Se con queste collaborazioni possiamo sviluppare largamente il gioco senza palla (blocchi verticali, orizzontali, blocchi al bloccante, tagli e gioco in post), ad essere leggermente penalizzato sarà il gioco con palla dato che tenderemo a riempire continuamente l’area inseguendo il cambio di lato della palla (Fig. 2, 3).

Dribble Drive Motion Offense

Se invece il nostro obbiettivo primario fosse lo sviluppo del gioco con palla, il nostro interesse primario sarebbe quello di liberare l’area, in modo da dare al giocatore che ingaggia l’1c1 gli spazi più aperti che possiamo, e di istruire gli altri quattro giocatori a muoversi di conseguenza, in modo da dare al palleggiatore quante più linee di scarico possibile.

Abbiamo già parlato a suo tempo di Dribble Drive Motion Offense, ma il punto che ci preme sottolineare è che in questo caso andiamo a posizionare il giocatore interno in post basso sul lato debole (in modo da aprire immediatamente spazi per penetrazioni fin dalla fase di transizione). Istruiamo poi questo giocatore e gli altri tre giocatori esterni a muoversi in relazione alla palla e spesso in opposizione. Questo comporta oltre allo sviluppo massiccio dell’1c1 con palla, che il gioco senza palla venga sviluppato in maniera diversa. In quanto, se nella flex offense il gioco senza palla era volto a rubare una posizione interna o un canestro veloce, ora l’obbiettivo è quello di giocare contro le rotazioni difensive per aprire spazi e dare opportunità di scarico al palleggiatore consentendo “passaggi in sicurezza” più che assist (Fig. 4, 5).

Si passa quindi da un gioco di continuità (flex) a un gioco di continua di ricerca del vantaggio e del suo incremento (DDM). In questo caso è ampia la possibilità di inserire collaborazioni più complesse, anche con blocchi, che consentano l’ottenimento di un vantaggio immediato: frequente è l’inserimento di handoff e pick and roll fin dall’ingresso nel gioco d’attacco.

Princeton offense

Infine, se vogliamo complicare le spaziature per un gruppo più evoluto, possiamo posizionare il giocatore interno in post alto, nel classico schieramento della Princeton Offense e da qui sviluppare le collaborazioni più disparate con e senza blocchi. Questo ci permette di tenere perennemente coinvolto il giocatore centrale (a questo punto in una posizione talmente determinante che gli permetta di mettere le mani sulla palla quasi sempre) e di attivare tutti gli altri giocatori perimetrali, privilegiando lo sviluppo di blocchi e tagli che aprano spazi con tempi dinamici per l’1c1 o per collaborazioni di blocco sulla palla. Riportiamo alcuni esempi (Fig. 6-9).

Minibasket

di Marco Innocenti

Anche per quanto riguarda il Minibasket, la gestione delle spaziature corrette durante il gioco è una sfida da superare. Specialmente nelle prime categorie, uno dei compiti dell'istruttore è sicuramente evitare le famose "mischie" di bambini che rincorrono il pallone, molto frequenti e spesso inevitabili.

Il punto di partenza è forse non tanto quello di cosa insegnare ma come insegnarlo. Scegliere la metodologia di insegnamento più efficace è fondamentale per aiutare il loro viaggio verso il settore giovanile e senior.

Le ultime categorie del Minibasket, ovvero aquilotti ed esordienti, hanno un percorso alle spalle che già gli permette di essere più o meno organizzati in campo. Ma come siamo arrivati a questo risultato? La soluzione alle problematiche spaziali è stata trovata in maniera arbitraria dall'istruttore oppure è il frutto di un percorso di consapevolezza del bambino rispetto alle proprie scelte e al proprio movimento?

Scegliendo e indicando direttamente spazi ben definiti per ogni piccolo giocatore, lasciando poca autonomia, si rischia di avere un bambino che sembra gestire correttamente gli spazi in campo senza però sapere il perché. La relazione tra il giocatore e il gioco resta distante e poco costruttiva. Ad un occhio attento, si capisce subito che il bambino in questione agisce in maniera inconsapevole, portato a creare soluzioni senza aver compiuto un percorso.

Il percorso di consapevolezza del piccolo giocatore deve essere sì creato e organizzato dall'istruttore, ma poi gestito e modulato in autonomia, o meglio, in condivisione. La strada da percorrere è infatti quella di utilizzare il gioco come strumento privilegiato dell'apprendimento, in modo da sviluppare sia capacità cognitive che esecutive.

La gestione degli spazi insegnata attraverso l'esperienza del gioco, come il riconoscimento di uno spazio libero da uno occupato, permette di arrivare, alla conclusione del percorso Minibasket, a muoversi in maniera funzionale alle azioni di gioco. Un bambino che riesce ad usare le proprie conoscenze ed abilità adattandole alla situazione che deve affrontare può definirsi un bambino competente.

È perciò bene riflettere su modi e stili di insegnamento; la scelta della strada da percorrere ha un'importanza fondamentale poiché essa si rifletterà sui futuri giocatori e sul loro modo di approcciarsi al campo.

Giochi e esercizi: dal minibasket al settore giovanile

Proponiamo quindi alcuni giochi ed esercizi alternando la proposta per un gruppo minibasket evoluto e poi per un gruppo giovanile, cercando di individuare un percorso ideale di coerenza tra lo spacing delle diverse proposte in un contesto di obbiettivi diversi, ma propedeutici l’un l’altro.

I giochi proposti sono tutti riferiti ad una fase finale dell'allenamento, dove partendo da una situazione problematica andiamo poi a giocare una partita a tutto campo.

Gioco (orientamento spazio-tempo)

Il nostro obiettivo nel primo gioco è la capacità coordinativa dell'orientamento spazio-tempo. Il gioco presenta infatti un problema riferito agli spazi, da risolvere in maniera tempestiva dall'attacco per poter essere efficace. Ovviamente il problema deve sempre rimanere aperto alle diverse soluzioni pensate dal bambino, con l'istruttore che, attento alla comunicazione, incoraggia questo processo di apprendimento consapevole con domande: "Cosa è successo? Come mai non sei riuscito a…? Cosa avresti potuto fare per…?" Fare domande è indispensabile per attivare l'attenzione e per far sentire il bambino il vero protagonista del nostro lavoro.

Disponiamo quindi i giocatori come in fig. 10. L'attivatore (il giocatore che ha il potere di far iniziare il gioco) è il giocatore con palla e ha l'opportunità di far iniziare il 3c3 con il suo difensore è girato di schiena alla palla.

Per cercare di rimanere coerenti con quello che abbiamo detto dobbiamo prevedere durante le ripetizioni molte varianti nel gioco, anche minime, che ci permettono di non far abituare il giocatore alla situazione e di mantenere la sua attenzione molto alta. Una di queste varianti potrebbe essere avvicinare a canestro la coppia di giocatori che include l'attivatore del gioco, diminuendo il tempo per trovare la soluzione e di conseguenza aumentarne la complessità. Una seconda possibilità potrebbe essere quella di "intasare" ulteriormente l'area, con un'altra coppia di giocatori, proponendo quindi un 4c4.

Esercizio per la Dribble Drive Motion Offense

In un contesto di gioco di DDM proponiamo un 4c4 con il giocatore interno (ovviamente sul lato debole), una guardia con palla e i due esterni a un passaggio dalla palla. Al difensore della palla diamo l’handicap di essere girato di schiena all’attaccante con quest’ultimo che tiene la palla sulla sua schiena. Quando vuole l’attaccante può decidere di ingaggiare il proprio 1c1 verso il fondo o verso il centro.

In questo modo alleneremo le collaborazioni (già istruite) degli altri tre giocatori che si muoveranno in relazione agli spazi attaccati dalla palla (Fig. 11, 12).

Gioco (controllo motorio)

Il secondo gioco riferito al minibasket ha l'obiettivo di sviluppare la capacità coordinativa generale del controllo motorio (capacità di controllare e direzionare un movimento o un gesto secondo un programma di azione prestabilito).

I giocatori sono disposti come in fig. 13. Prima dell’inizio della situazione di gioco, ogni coppia gioca con spinte e resistenze: nella coppia 1, l'attaccante spinge con la palla sulla schiena dell'avversario; nella coppia 2, l'attaccante è spalle a canestro e spinge schiena contro schiena l'avversario; nella coppia 3, i giocatori si spingono spalla a spalla. L'attaccante della coppia 2 è l'unico che ha la possibilità di far iniziare il gioco 3c3 (attivatore).

Esercizio per Princeton Offense

Mantenendo l’impostazione dell’esercizio per la DDM riprendiamo un 4c4 su metà campo per lavorare con il giocatore interno in lunetta. Sempre con palla in guardia facciamo incrociare la guardia sul lato debole con il giocatore in angolo sul lato forte, in modo che la palla possa andare a entrambi. Al difensore della palla chiediamo di fare un salto alla palla subito dopo il passaggio, così riusciamo a rendere chiaro l’angolo del blocco che il giocatore interno deve effettuare nel leggere lo sviluppo della collaborazione (Fig, 14, 15).

Conclusioni

Quello che abbiamo cercato di proporre non vuol essere solo un esempio o una proposta di esercizi e giochi, ma un invito e un appello al cercare di lavorare di concerto in un contesto unico e magari un percorso tra minibasket e settore giovanile. Quantomeno nel rispetto di ciò che è stato fatto prima dagli istruttori e di ciò che verrà fatto dopo dagli allenatori, ponendosi sempre interrogativi su quali siano i veri motivi e i perché dietro ad ogni gioco ed esercizio.

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Postato da Davide Matteoni

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Istruttore Minibasket.
Allenatore squadre giovanili.
Allenatore squadre senior.
Libero professionista - Consulente del Lavoro.
Mastro birraio.